Nell'anniversario dell'omicidio, l'amministrazione comunale ha scoperto una targa. Il sindaco: «Così abbiamo colmato una mancanza che si protraeva da troppo tempo»
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Vittima innocente della faida che a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 insanguinò il Tirreno cosentino, con cosche rivali pronte ad affrontarsi per strada e tra la gente, Mario Lattuca era un operaio - marito e padre di cinque figli (un sesto morì in tenera età) - freddato mentre viaggiava su un’auto guidata da un presunto appartenente alla banda Basile di San Lucido, all’epoca contrapposta a quella dei Serpa di Paola.
Nel quarantennale dalla morte, a ricordarne la sorte sul luogo del delitto, da ieri a Paola è stata installata una targa che, benedetta dal parroco don Antonio Adamo, è stata scoperta dal sindaco Giovanni Politano e dai quattro figli della vittima. «Con questa iniziativa – ha dichiarato il primo cittadino del comune tirrenico – abbiamo inteso colmare una mancanza che si protraeva, ingiustificata, da troppo tempo. La nostra speranza è che adesso la memoria di questo nostro concittadino, ucciso nel corso di un infame agguato di ‘ndrangheta, possa essere custodita e tramandata a quanti non ne conoscono la storia».
Nel giorno dell’anniversario dell’omicidio, avvenuto il 21 settembre 1982 in località Pantani – periferia meridionale della Città del Santo, un tempo nota anche come Condotte – l’amministrazione comunale, per l’occasione presente anche con la vicesindaco Maria Pia Serranò, col presidente del consiglio Mattia Marzullo, l’assessore Antonio Logatto e i consiglieri Maria Rosaria Città e Marco Minervino, ha voluto eternare il ricordo di un uomo caduto per l’errore di sicari che avevano tutt’altro obiettivo.
Il dolore dei familiari
A ricostruire la storia di quella tragica serata di settembre di quarant’anni fa, i figli Roberto, Maria, Sandro e Anna Lattuca, all’epoca poco più che bambini. «La morte di nostro padre ha generato un dolore inconsolabile – hanno spiegato – soprattutto in virtù delle circostanze in cui è avvenuta, dopo un’intesa giornata di lavoro (Mario Lattuca era un operaio che prestava servizio presso la società incaricata di realizzare la SS107, nota anche come silana-crotonese, ndr), iniziata di buon mattino preparando il pranzo per noi figli, perché nostra madre quel giorno non stava bene. Era un uomo buono – proseguono i quattro – sempre disponibile e ben disposto verso la vita, nonostante il dolore per la morte di un nostro fratello, avvenuta mentre lui si trovava in Germania a lavorare come emigrante. Tornato a Paola per sostenere nostra madre e la famiglia, aveva trovato impiego presso la società Condotte d'Acqua, per cui lavorava come operaio nel corso di interminabili turni che lo vedevano rincasare a sera. Purtroppo quel 21 settembre 1982 accettò il passaggio dalla persona sbagliata, che successivamente abbiamo appreso essere sospettata di far parte di una cosca rivale a quella che esercitava il predominio su Paola, e morì nel corso di un infame agguato. Quello di oggi – hanno concluso – è un dolore che si rinnova costantemente, in ogni circostanza che vorrebbe la famiglia unita e partecipe delle gioie che purtroppo questa vita ci ha negato».