Violenza di genere e tutela dei diritti delle donne. Se n’è discusso nel corso di un convegno- dibattito dal titolo “L’importanza delle reti antiviolenza internazionali, nazionali e locali. L’esperienza di Fondazione Pangea”, che si è svolto a Praia a Mare, nel Palazzo delle Esposizioni. Diversi gli ospiti intervenuti: Simona Lanzoni, vicepresidente di Fondazione Pangea Ets, già membro del Grevio presso il Consiglio d’Europa; Giuseppina Pino, coordinatrice dell’Osservatorio Regionale sulla Violenza di Genere; Diletta Aurora Della Rocca, presidente dell’associazione Artemisia; Mimma Iannello, responsabile Cgil Alto Tirreno; Maria Pia Malvarosa, vicesindaca del Comune di Praia a Mare. Ha poi fatto il suo ingresso in sala anche Emma Staine, assessora alle Politiche Sociali della Regione Calabria. Erano presenti anche rappresentanti delle forze dell'ordine, dell'associazionismo e del Terzo Settore.

Presto una casa-rifiugio per donne maltrattate

Durante il dibattito si è affrontato il tema della violenza di genere, sottolineando l’importanza di fare rete, agire tempestivamente in situazioni di pericolo o disagio e lavorare insieme per costruire pratiche comuni, perché nella lotta contro la violenza la parola d’ordine è collaborazione. Proprio per questo, nel corso dell’evento, è stata annunciata l’istituzione di una casa-rifugio per donne nella città dell’isola Dino. Il progetto è il frutto della collaborazione tra la Fondazione Pangea, l’associazione Artemisia Gentileschi e l’amministrazione comunale. La Fondazione Pangea Ets (regolarmente iscritta al Runs Registro Nazionale Terzo Settore) da vent’anni si occupa di accogliere, sostenere e mettere in sicurezza le donne vittime di violenza ed i loro figli.

L’importanza di fare rete

«La rete territoriale - ha detto Simona Lanzoni ai nostri microfoni - è quella che permette alle donne non solo l'emersione, quindi rivolgersi eventualmente a un centro antiviolenza e poter essere protette in una casa rifugio in caso di pericolo imminente di vita, la rete territoriali sono anche i servizi generali, le forze dell'ordine, tutti coloro che lavorano nell'ambito sanitario, coloro che lavorano nei servizi sociali e in quelli educativi e scolastici. Quindi è un lavoro che si svolge insieme al settore della Giustizia, che permette di far uscire le donne e portarle a vita nuova, nel vero senso della parola».