“Non siamo razzisti, ma Moudik si è sempre comportato male con noi”. Si potrebbe sintetizzare così il pensiero di Salvatore Naccari, uno dei protagonisti della lite avvenuta la vigilia di Capodanno in via Carlo Parisi, in pieno centro a Vibo Valentia. Botte da orbi e tutti in ospedale: perfino una donna e le sue due figlie disabili hanno riportato contusioni. La tragedia è stata scongiurata grazie al tempestivo intervento di polizia e carabinieri. Anni di tensioni e di reciproche querele. Cattivi rapporti di vicinato che si sono acuiti da un anno, quando Salvatore Naccari, idraulico di 60 anni, intervenne - dice - per sedare una lite tra i coniugi di nazionalità marocchina. Un gesto che avrebbe provocato le antipatie di Moudik.

Ma cosa abbia scatenato l'ennesima discussione saranno le indagini a chiarirlo. I due si sono picchiati a colpi di bastone: «Un tubo per l’esattezza», specifica Naccari che ci mostra una piccola ecchimosi alla testa: «Mi ha lanciato un bicchiere, poi non ci ho visto più dalla rabbia e l’ho aggredito». Entrambi sono dovuti ricorrere alle cure mediche. A Moudik sono serviti tre punti di sutura sulla fronte. Ferite anche la moglie e le due figlie disabili intervenute per difendere il padre.

«Sono anni che chiediamo al sindaco Maria Limardo di mandarli via da questa casa popolare, noi qui siamo come in una grande famiglia, ma lui, non si è mai integrato, ha avuto sempre comportamenti violenti e irrispettosi», denuncia Salvatore che ci mostra il cortile pieno zeppo di effetti personali della famiglia di Moudik. «Guardate, sembra una micro discarica a cielo aperto», dice, mostrandoci mobili, materassi, giocattoli e persino delle bombole del gas a ridosso della casa.

Proprio mentre il 60enne racconta la sua versione dei fatti, una gazzella dei carabinieri raggiunge via Carlo Parisi. Moudik parla con i militari, prima di rientrare in casa e uscire qualche minuto più tardi con delle borse che carica in macchina. L’auto, scortata dai carabinieri, riparte con a bordo tutta la famiglia.

«Hanno dovuto abbandonare il loro alloggio - spiega l'avvocato Giuseppe Calzone  - sono stati trasferiti in un luogo protetto». Una misura necessaria per evitare ulteriori gravi conseguenze.