VIDEO | Un reportage per raccontare la situazione in cui versa lo Jazzolino, mentre ancora si attende la costruzione del nuovo nosocomio la cui prima pietra fu posata 15 anni fa
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Carenza di personale medico e infermieristico, carenze igienico-strutturali e l’assenza del certificato antisismico. Problemi che potrebbero portare alla chiusura dell’Ospedale di Vibo Valentia. Qui, dove i pazienti avvertono forte il senso dell’abbandono.
I conti sono a posto, anche se il ministro della Salute, Giulia Grillo, smonta gli entusiasmi: è normale che sia così, se i servizi non vengono erogati.
I casi di malasanità registrati nel nosocomio vibonese sono ferite che, sebbene mai rimarginate, si spera appartengono solo al passato. L’emergenza qui è un’altra: le criticità sono così tante e tali che l’ipotesi della chiusura è concreta. La struttura è vecchia e fatiscente. E giorno dopo giorno si fa sempre più vuota.
Un ospedale inadeguato, carente di personale, ma comunque un presidio importante per l’utenza del territorio. La chiusura è una possibilità che spaventa i vibonesi.
Si prova a stringere i denti più che si può, da queste parte. Protestare contro il governo, dopo lustri di sprechi, errori ed orrori sanitari, ma soprattutto politici e gestionali, non ha senso. Bisogna risolvere i problemi, iniziando dalla carenza più clamorosa per un ospedale, quella di personale medico.
Elisabetta Tripodi guida la fase transitoria al vertice dell’Asp. Ha preso il posto dell’ex dirigente Angela Caligiuri.
Vibo Valentia ha bisogno di guardare al futuro e di non morire sotto il peso dei problemi accumulatisi nel passato, dei quali lo Jazzolino è eloquente metafora.
Per chiudere con questo presente fatiscente e con un passato tutto da dimenticare, la soluzione ci sarebbe: il nuovo ospedale, la cui prima pietra, però, fu posata ben 15 anni fa e i lavori veri sono appena all’inizio.
Sarà mai realizzato? Chissà… Tra inchieste giudiziarie vecchie e nuove, problemi idrogeologici e quant’altro, è una strada tutta in salita.