«Non hanno bisogno di altro che della verità… La verità che renda giustizia al loro lavoro, di quel che fanno tutti i giorni per prendersi cura degli ammalati, con professionalità e sensibilità umana». Due grandi occhi azzurri ed una velata cadenza cosentina. «Ottantatrè primavere…», si presenta Gaetano Graziadio. Per una vita impiegato dell’Enel, dalla sua amata Castrovillari si ritrova paziente al reparto di Cardiologia dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia, dopo essere stato curato al Pronto soccorso dello stesso nosocomio. Anch’egli, colpito da una improvvisa ischemia, diventa testimone di una buona sanità possibile anche nella trincea calabrese, dove gli ospedali cadono a pezzi e c’è carenza di posti letto e personale, ma la qualità dei camici bianchi è altra cosa. «Sì, lo è!», giura Gaetano.

La sua storia di paziente inizia il 19 febbraio. È a Castrovillari e si sveglia con il braccio sinistro paralizzato. Contatta la figlia, brillante avvocato sposata ad un funzionario della Regione che di Vibo Valentia. La figlia ed il genero lo raggiungono, valutano la situazione e decidono di condurlo al Pronto soccorso dello Jazzolino. Il reparto guidato dal primario Enzo Natale lo accoglie in codice rosso: «Ero cosciente, ma avevo paura. Sono stati tempestivi. Al Pronto soccorso ci sono rimasto circa quattro ore, durante le quali sono stato sottoposto a tutti gli esami necessari. È stato il dottor Fortunato Crea a seguirmi, assieme agli infermieri. Mi ha colpito in particolare è il rapporto umano che hanno saputo instaurare con me oltre l’eccellente professionalità. E poi ho visto un reparto organizzato bene, efficiente. Mi sono sentito al sicuro, nonostante la paura».

Terminato il percorso, a Gaetano viene consigliato il ricovero in Cardiologia, ma lo rifiuta. «Forse ho sottovalutato la situazione e ho preferito andare a stare da mia figlia». I primi giorni passano, il peggio sembra sia passato. Gaetano resta a Vibo Valentia, ma dopo poco la situazione torna a farsi preoccupante. È il primo marzo e la pressione massima sale a 180. «Chiamo un amico dentista che mi consiglia di tornare al Pronto soccorso». Non si perde tempo e viene, così, immediatamente, trasferito e ricoverato in Cardiologia. «Da allora sono qui». Il reparto è molto diverso: non c’è la frenesia del Pronto soccorso, ma c’è calma. «Come al Pronto soccorso, però, anche qui ho trovato un personale molto competente e sensibile. Tratta gli ammalati con il massimo dell’umanità».

Gaetano è ancora ricoverato nel reparto guidato dal primario Michele Comito. È sereno e spera, quanto prima, di poter tornare alla vita di sempre. Quando andrà via, però, porterà con sé una consapevolezza: «Facevo questa riflessione. Da noi al Sud siamo abituati a sottovalutare i nostri professionisti. Quello che ho potuto constatare è invece il massimo della correttezza, della competenza e dell’accoglienza. Diciamolo. Perché più di tutto, per aiutare questi medici e questi infermieri, dobbiamo solo dire la verità, parlarne bene come meritano. Non è vero che al Nord sono più bravi. Qui sono bravi come lì, solo che a volte non vengono apprezzati per quello che fanno».