“L’Amministrazione Comunale di Vibo Valentia ha una burocrazia ridotta all’osso. Due soli dirigenti: Adriana Teti e l’ex comandante della Polizia Municipale, comunque dirigente di settore, Filippo Nesci, a cui, tra l’altro, il prefetto ha revocato anche la licenza di pubblica sicurezza”. A denunciare le “anomalie” nell’organigramma del Comune di Vibo Valentia è stata, nei giorni scorsi, l’emittente televisiva LaC nel corso di una trasmissione dedicata alla tribuna politica che ha visto protagonisti i candidati a sindaco della città calabrese capoluogo di provincia.


“Qualcuno, però, sembra non averla presa bene, – raccontano i giornalisti de LaC – tant’è che, come se fosse investito di poteri di polizia giudiziaria, e non lo è,  il dirigente comunale Filippo Nesci ha convocato a mezzo raccomandata due giornalisti de LaC”: Cristina Iannuzzi, volto storico della tv vibonese, fiduciario di Redazione e consigliere del Sindacato Giornalisti della Calabria, e Pasquale Motta, inviato speciale.


“Nesci – spiega LaC – scrive in veste di presidente dell’ufficio competente per i procedimenti disciplinari. Oggetto: l’audizione nell’ambito del procedimento disciplinare a carico del dipendente Antonio Nusdeo” che, tra l’altro, è giornalista pubblicista.
Attenzione: “Potrebbe trattarsi – incalzano i giornalisti de LaC – dello stesso Nusdeo che, per denunciare presunte vessazioni subite dall’Amministrazione Comunale di Vibo Valentia, è stato costretto a rivolgersi, oltre che all’autorità giudiziaria, anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella”.


Nusdeo o non Nusdeo, resta il fatto che due giornalisti dell’emittente televisiva vibonese sono stati convocati – eh, già, convocati con tanto di raccomandata – “per essere auditi negli Uffici dell’ex comando della Polizia Municipale, dove l’ormai ex comandante ha comunque insediato la sua commissione”.


Inutile dire che “i nostri giornalisti non si sono presentati”, fa sapere l’emittente, che vede “un avvertimento in questa convocazione: non ci piace ed offre l’esatta dimensione di come ormai agisce il Comune di Vibo Valentia”.


A dirla tutta, “ho ritirato la lettera di convocazione – racconta a Giornalisti Italia Pasquale Motta – soltanto per rispetto del povero messo comunale che ha atteso due ore in redazione per potermela consegnare. Per quanto riguarda il suo contenuto, invece, è talmente ridicola che faccio finta di non averla mai ricevuta. All’ex comandante dei vigili urbani ho mandato a dire che del mio lavoro devo, eventualmente, rispondere solo agli organismi disciplinari del mio Ordine e del mio Sindacato e all’Autorità giudiziaria, ma non certamente a lui”.


Il direttore de LaC, Pietro Comito, e i redattori dell’emittente televisiva vibonese, stringendosi attorno ai loro due colleghi, hanno sottoscritto una lettera di protesta che hanno inviato al prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, il quale ha assicurato loro che approfondirà  la vicenda.


“Siamo proprio alla frutta – ironizza amaramente Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e componente della Giunta Esecutiva Fnsi, – se un Comune si permette di convocare, con la pretesa di giudicare e punire, i giornalisti alla stregua dei suoi dipendenti. Se le amministrazioni pubbliche, i sindaci, i presidenti di Provincia avessero il potere e il diritto di chiamare a sè i giornalisti scomodi e punirli con un provvedimento disciplinare, uno: non potremmo più parlare di amministrazioni pubbliche, ma di tribunali. Due: il diritto-dovere d’informazione sarebbe definitivamente cancellato, in barba ad ogni principio di sana democrazia che vuole una stampa libera. E, viva Dio, pungolante”.