E’ stato depositato il ricorso in appello della sentenza emessa il 17 febbraio scorso dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia al termine del processo nato dall’operazione antimafia denominata “Black money” contro il clan Mancuso. Le motivazioni del verdetto, che non ha riconosciuto il reato di associazione mafiosa contestato agli imputati, erano state depositate il 16 agosto scorso. Ben 450 pagine in cui i giudici del Tribunale di Vibo Valentia hanno spiegato il percorso logico-giuridico seguito per affermare che “nessuna prova era emersa per il reato associativo contestato agli imputati”.

 

Su 21 imputati, l’appello della Dda di Catanzaro, presentato dai pm Annamaria Frustaci e Marisa Manzini (quest’ultima in primo grado aveva sostenuto in aula l’accusa), e firmato anche dal procuratore capo di Catanzaro, riguarda solo 7 posizioni. Si tratta di sette imputati tutti assolti in primo grado dal reato di associazione mafiosa (alcuni dei quali condannati per il solo reato di usura o estorsione).

 

Nello specifico, l’appello è stato proposto per: Giovanni Mancuso, condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per usura (richiesta del pm: 29 anni) e 9.000 euro di ammenda; Agostino Papaianni, 7 anni e 8 mesi di reclusione (richiesta pm: 28 anni e 6 mesi); Antonio Mancuso (cl. 1938), 5 anni di reclusione (27 anni la richiesta di pena); Pantaleone Mancuso, assolto (26 anni e 6 mesi la richiesta del pm); Giuseppe Mancuso, 1 anno e 6 mesi anni di reclusione (19 anni la richiesta di condanna); Leonardo Cuppari, 5 anni di reclusione (12 anni e 6 mesi la richiesta della pubblica accusa); Antonino Castagna, imprenditore, assolto (12 anni la richiesta di pena). Per singoli capi di imputazione - non relativi all’associazione mafiosa - la Dda di Catanzaro ha appellato anche ulteriori assoluzioni incassate da Giovanni Mancuso, Giuseppe Mancuso ed Antonio Mancuso.

 

Assoluzioni definitive e totali. Alla luce dell’atto d’appello presentato dalla Dda per tali 7 imputati, diventano definitive le assoluzioni (incassate in primo grado) di: Giuseppe Papaianni, di Coccorino di Joppolo, figlio di Agostino Papaianni (3 anni la richiesta del pm Manzini in primo grado); Raffaele Corigliano, imprenditore di Ricadi del settore dei supermercati (3 anni la richiesta del pm); Federico Francesco Buccafusca, di Nicotera nei cui confronti la stessa pubblica accusa aveva chiesto l’assoluzione.

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Assoluzioni definitive dal 416 bis. Non avendo la Dda di Catanzaro presentato appello, diventano definitive anche le assoluzioni dal reato di associazione mafiosa contestate in primo grado a: Gaetano Muscia, condannato a 7 anni di reclusione per usura ed estorsione (14 anni la richiesta del pm); Damian Fialek, condannato a 3 anni pure lui per usura ed estorsione (12 anni e 8 mesi la richiesta del pm); Antonio Velardo, immobiliarista napoletano, condannato a 4 anni di reclusione per reati finanziari (5 anni la richiesta).

 

Le prescrizioni. Chiusa in via definitiva anche la vicenda processuale per gli imputati nei cui confronti il Tribunale collegiale di Vibo Valentia aveva dichiarato la prescrizione del reati di intestazione fittizia di beni. Si tratta di: Nicola Angelo Castagna, prescrizione dopo esclusione delle aggravanti delle modalità mafiose (3 anni la richiesta di pena del pm); Filippo Mondella, imprenditore e socio di Nicola Castagna in una società attiva nell’organizzazione di concerti (3 anni la richiesta del pm); Carmela Lo Preste (3 anni la richiesta); Ottorino Ciccarelli, titolare di un bar a Tropea (3 anni la richiesta); Alberto Caputo, gioielliere di Lamezia Terme (3 anni la richiesta di pena); Pantaleone Zoccali (2 anni e 6 mesi la richiesta di pena); Carmina Mazzitelli, moglie di Agostino Papaianni (2 anni e 6 mesi la richiesta).

 

L’appello della Dda. In 75 pagine di motivi d’appello, i pm Manzini e Frustaci tentano di ribaltare le conclusioni a cui sono giunti i giudici del Tribunale di Vibo Valentia (Vincenza Papagno presidente, giudici a latere Pia Sordetti e Giovanna Taricco). Un Collegio giovane ma verso il quale - dopo la lettura della sentenza - lo stesso pm Marisa Manzini, ai microfoni di LaC Tv, aveva riconosciuto "grande serietà professionale”. La Dda, nel proporre appello nei confronti di 7 imputati assolti in primo grado dall’accusa di associazione mafiosa, chiede anche alla Corte d’Appello di riaprire l’istruttoria dibattimentale per risentire in aula l’ispettore della Squadra Mobile di Vibo, Antonio Condoleo, per l’identificazione di alcuni conversanti presenti in intercettazioni di cui i pm hanno chiesto l’acquisizione quali nuove prove. In articolare, si tratta della perizia trascrittiva delle intercettazioni ambientali captate nel bar “Tony” di Nicotera Marina.

 

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