Palmi, viaggio sui mezzi dell'azienda del trasporto pubblico... che funziona

VIDEO | Tra mille difficoltà di natura finanziaria, che non permetteno un ricambio costante dei mezzi, la Piana Palmi multiservizi da 40 anni offre un servizio che collega la città alla periferia e alle sue frazioni

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di Francesco Altomonte
13 maggio 2019
09:46
Uno dei mezzi pubblici di Palmi
Uno dei mezzi pubblici di Palmi

Viaggiano da più di 40 anni gli autobus della Piana Palmi multiservizi. Un vanto, per una cittadina di soli 20mila abitanti, che può dire di avere un servizio di trasporto pubblico che, addirittura, funziona.

 


La conformazione del comune di Palmi ha aiutato, nel corso degli anni, a fare sviluppare il servizio e renderlo parte integrante della città. Ci imbarchiamo alle 6.50 in punto, così come previsto dalla tabella oraria, sul bus numero 2, quello che dal centro porta fino alla zona marina di Tonnara e ritorno. È la prima fermata della corsa mattutina, ma a bordo oltre l’autista c’è già il primo passeggero, è una donna: «Prendo l’autobus – dichiara – tutte le mattine perché è comodo, il servizio funziona e evito di prendere l’auto».

 

E anche oggi tra mille problemi, soprattutto di natura finanziaria, l’azienda municipalizzata continua a svolgere il proprio compito, anche se rispetto al passato il rinnovo del parco macchine è molto più complesso. «Fino a 10 anni fa – aggiunge un controllore – il rinnovo degli autobus era più semplice, mentre adesso si cerca di trovare occasioni sul mercato, magari acquistando mezzi usati che ancora possono garantire un minimo di affidabilità».

 

Le strade per rinnovare il parco macchine, però, può seguire anche altre strade. «Come tutte le aziende di trasporto pubblico – spiega il presidente della Piana Palmi multiservizi Angelo Langone – anche la PPm ha dei problemi, ma cerchiamo di superare le difficoltà, soprattutto economiche partecipando a bandi pubblici che ci consentono per esempio di comprare nuovi autobus a prezzi molto convenienti per l’azienda. Per esempio, abbiamo appena acquistato un mezzo di circa 200mila euro a poco più di 50, usufruendo di un contributo della Regione del 75% a fondo perduto».

 

Il nuovo management della PPm, quindi, sta facendo uno sforzo per proiettare l’azienda nel nuovo millennio, dotando i 16 mezzi di cui dispone di sistema satellitare, per monitorarne posizione e condizioni, rinnovando tutte le pensiline delle fermate a costo zero e lanciando un’app che permetterà agli utenti, per esempio di acquistare il biglietto o l’abbonamento, e sapere a che ora arriverà l’autobus alla fermata. «In questo momento – aggiunge Langone – abbiamo cinque linee che collegano la zona alta della città, Sant’Elia, con il mare e le aree più periferiche per esempio di Ponte Vecchio. Abbiamo già stabilito che entro pochi mesi entrerà in funzione la sesta linea, quella del circuito urbano, che collegherà la prima periferia con il centro storico, dando la possibilità agli studenti che vivono in centro di potere usare il mezzo pubblico per raggiungere le scuole superiori e ai cittadini di evitare di usare l’auto».

 

L’autobus su cui viaggiamo, intanto, ha iniziato a imbarcare passeggeri. Si tratta, a quest’ora, di ragazzi che prendono il mezzo pubblico per andare a scuola o anziani che sfruttano la comodità dell’autobus per evitare di prendere l’auto.

 

«Questa corso – dice il controllore – è usata principalmente dai ragazzi per andare a scuola». Il mezzo infatti pieno di giovani con lo zaino in spalla, ma c’è anche qualche anziano. «Preferisco usare l’autobus – racconta una signora che vive a Tonnara – le corse sono puntuali e regolari e evito di guidare. Il servizio, quindi, funziona, anche con i tanti problemi legati soprattutto alle condizioni dei mezzi. C’è però chi si lamenta con il controllore dei prezzi troppo alti dei biglietti. «Se non posso fare il biglietto in tabaccheria e devo farlo a bordo – protesta una studentessa – andata e ritorno da casa mi costa 4 euro, mentre per Reggio Calabria con il treno spendo 5 euro. Di queste cose bisogna parlare e intervenire».

Francesco Altomonte

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