La giovane dottoressa è di Reggio Calabria ma in servizio al pronto soccorso dell'ospedale di Cantù. Come lei, sono tantissimi gli operatori sanitari che in prima linea combattono la battaglia più dura. Anche a costo della vita
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Lei è Valentina. Ha appena 30 anni ed è un medico del pronto soccorso in servizio nell’ospedale di Cantù, in Lombardia. Anche qui il paese ha pagato e sta pagando un tributo alto, troppo alto di morti e contagi per il coronavirus.
Valentina è originaria di Reggio Calabria ed è uno dei tanti operatori sanitari, medici, infermieri, che in questi giorni lottano senza sosta nelle corsie degli ospedali per salvare quante più vite possibili.
Eroi in prima linea che combattono contro il tempo, contro un nemico invisibile e pericolosissimo: il coronavirus che da poco più di un mese è entrato prepotentemente nelle nostre vite stravolgendole. Ma senza il loro sacrificio, non potremmo neppur immaginare di vincere contro l’epidemia più pericolosa dell’ultimo secolo.
In questo scatto Valentina è stremata, probabilmente è alla fine del suo turno e sfinita si addormenta su una sedia nel corridoio dell'ospedale con ancora indosso il camice, la mascherina, i calzari.
Lo scatto simbolo della lotta contro il virus ci giunge dalla madre della giovane dottoressa con un messaggio. «È una foto fortemente emblematica nell'evidenziare lo stremo delle forze di questi nostri angeli... diciamo GRAZIE... e quando tutto sarà finito ricordiamoci di loro... che giornalmente,ormai da tante settimane, rischiano la loro vita per salvarne altre».
E anche noi ci uniamo all’appello di mamma Patrizia: non dimentichiamo quando tutto questo sarà finito, non dimentichiamo chi, con nobile spirito di responsabilità ha continuato ad assolvere il compito più duro. Anche a costo della vita.