Si chiama plasticamente “Mani Libere in Calabria” il progetto sostenuto dal Viminale, attraverso un Pon Legalità, che vede l’alleanza tra associazioni antiracket e antiusura con le associazioni di categoria nella lotta ai fenomeno di usura e racket. A farne parte anche imprenditori che hanno subito richieste estorsive, pressioni, prestiti diventati cappi e si sviluppa attraverso tre sportelli territoriali, Lamezia, Cosenza e Polistena e uno sportello itinerante per raggiungere chiunque abbia bisogno di sostegno.

Un team di professionisti

Ma non solo. Fanno parte della squadra avvocati, psicologi, commercialisti. Tutti coloro che abbiano esperienza nel settore e sappiano  come intervenire. A dare il via al progetto una delle città più taglieggiate in passato, Lamezia, appunto, che ospita lo sportello nel Civico  Trame. Un luogo simbolico, un ex centro per anziani mai entrato in funzione, lasciato andare in rovina e affidato dal Comune di Lamezia all’Antiracket e alla Fondazione Trame per trasformarlo in un presidio di legalità.

Il supporto di chi ci è passato

Il binario sul quale il progetto cammina è quello di offrire sostegno professionale tramite una squadra di figure ad hoc, ma anche la spalla e l’incoraggiamento di chi ci è già passato come Maria Teresa Morano, imprenditrice originaria di Cittanova, che negli anni Novanta ha denunciato e dato via ad una serie di denunce a catena sul territorio.

Un elemento importante quello di far tendere la mano a chi quella paura, quell’incertezza sul da   farsi e quella pastoia di rabbia, vergogna e sfiducia l’ha passata sulla propria pelle ed è anche   riuscita a superarla. Una rete importante, un sostegno indispensabile, specie ora che la   pandemia  ha sparigliato le carte creando nuovi accessi per infiltrazioni nell’economia legale   alla criminalità organizzata, magari tramite l’acquisto a prezzi irrisori di imprese vicine al   fallimento. Se ne parla meno, l’agenda dei giornali è fagocitata da altri temi, ma gli imprenditori   non vivono un periodo sereno e la criminalità organizzata, spesso con giacca e cravatta, è   sempre all’erta.
 «Oltre alla paura – spiega la coordinatrice del progetto Morano – il sentimento che prevale quando arrivano richieste estorsive è il dubbio su chi sia il soggetto adatto per parlarne. Ecco, noi vogliamo superare questo ostacolo, offrendo una squadra fidata di professionisti».

L’articolazione del progetto

Il supporto del progetto si esplica attraverso un sistema integrato di azioni: dal primo approccio al verificarsi dei fatti di reato fino all’accesso al fondo di solidarietà per il ristoro dei danni subiti, con attività gratuite di consulenza legale, commerciale, aziendale e psicologica, in relazione alle diverse esigenze di ciascun soggetto.

A questo si aggiunge il sostegno costante dei colleghi imprenditori che, vittime a loro volta, hanno denunciato, si sono associati e autorganizzati, e oggi compiono un significativo passo in avanti mettendo a disposizione l’esperienza maturata sul campo all’interno delle Associazioni Antiracket e in stretta cooperazione con gli operatori delle Forze dell’ordine e le Prefetture.

Sostenere la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di racket e usura, ostacoli tenaci alla formazione e alla conservazione dell’economia legale, contribuisce a diffondere le condizioni di sicurezza favorevoli allo sviluppo delle attività produttive e al processo di reintegrazione nei circuiti socio-economici delle imprese colpite.

La rete tra associazioni

«I patti che via via si stanno sottoscrivendo con le varie rappresentanze del mondo imprenditoriale calabrese - spiega una nota - permettono di raggiungere il maggior numero di vittime possibili. Le associazioni di categoria raggruppano infatti tra i loro iscritti tutto il tessuto produttivo del territorio. Questo permette il coinvolgimento della totalità degli attori del mondo economico, al fine di contrastare i tentativi della malavita organizzata di inserirsi nell’economia legale e agire con determinazione per interrompere il circolo vizioso del giogo estorsivo ed usurario che frena lo sviluppo di una terra che presenta grandi potenzialità e risorse».

«Se le estorsioni restano una delle maggiori fonti di reddito delle organizzazioni criminali e una forma di controllo del territorio e perpetuazione del proprio potere economico, politico e sociale, incoraggiare le denunce è oggi un investimento di legalità e uno sforzo corale di particolare rilievo. - dichiara la coordinatrice del progetto Maria Teresa Morano -. Tanto più alla luce della complessa situazione economica post pandemica che rischia di spianare la strada alle infiltrazioni criminali ai danni del tessuto produttivo ancora sano del Paese».