L’uomo è stato condannato a quattro anni di carcere in Cassazione. Vittima un'imprenditrice lametina
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Infondato. Così la Cassazione definisce il ricorso avanzato da Michele Grandinetti, l'imprenditore cinquantenne di Nocera in carcere dal mese scorso con l'accusa di usura ed estorsione ai danni di un'imprenditrice lametina. Grandinetti è stato condannato a quattro anni di carcere e con lui anche Saverio Polia.
La vittima, che si occupava della produzione di capi di abbigliamento, quando venne ascoltata nel 2008 non accusò Grandinetti. Oggi, chiarisce la sentenza della Cassazione riportata dal Quotidiano del Sud, che all'epoca la donna avrebbe avuto timore di esporsi, come avrebbe poi chiarito nella seconda escussione e come sarebbe stato giustificato da una bottiglia molotov poi ritrovata sotto il suo laboratorio. Un atto intimidatorio seguito alle pressanti richieste da parte di Grandinetti affinché questa saldasse il debito contratto.
«L'ipotesi di una sussistenza indiziaria di reato di favoreggiamento personale a carico della vittima doveva essere esclusa» si legge nella sentenza. La vittima, afferma ancora il provvedimento, «è stata escussa come persona offesa dal reato. Tale conclusione, tratta dal testo delle sentenze impugnate e dallo stesso capo di imputazione non può essere contestata alla difesa, dal momento che presupporrebbe accertamenti di fatto che sono stati sottratti al giudice di merito, essendo stata la questione proposta per la prima volta con il ricorso per Cassazione».
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