Un'università dell'Antimafia, un progetto innovativo nato nel 2008, ostacolato per motivi sospetti su cui ci vuole vedere chiaro la Dda di Catanzaro che ha aperto un fascicolo di inchiesta per stabilire l'esistenza di possibili responsabilità. Le indagini sono scattate dopo l'esposto del presidente dell'associazione "Riferimenti" Adriana Musella a cui erano stati assegnati quattro immobili confiscati alla cosca Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, dove doveva sorgere l'università dell'Antimafia composta da due fabbricati ed una villa. Poi qualcosa è cambiato. Ad Adriana Musella, figlia dell'imprenditore campano Gennaro Musella, ucciso a Reggio Calabria da un'autobomba nel 1982, sarebbe arrivata pima una telefonata, poi una lettera scritta su carta intestata in cui le si chiedeva di correggere il progetto perché il precedente proprietario dell'immobile, uno dei Mancuso, avrebbe reclamato la villa . Tra l'altro le viene comunicato che il terreno su cui era stato edificato l'immobile non sarebbe stato oggetto di confisca e per questo inutilizzabile, nonostante l'immobile sia stato confiscato con una sentenza della Corte di Cassazione. Intanto nella sede di Riferimenti era arrivata una lettera di minacce: "Vi faremo saltare in aria voi e le famiglie. Via da Limbadi". Una minaccia, che non ha certo intimorito il presidente dell'associazione che ha indetto una conferenza stampa per cerca chiarezza, vedere le famose carte che dimostrerebbero la non avvenuta confisca del terreno su cui sorge la famosa villa . Inspiegabilmente tutto assume il contorno di un grande equivoco. Una nuova telefonata informa Musella che a seguito di una relazione effettuata dal Demanio, la villa sarebbe tornata ad essere utilizzabile.