Da capannone dei veleni a polo fieristico per la promozione delle eccellenze enogastronomiche calabresi. Il destino del sito dell’ex Cgr di Porto Salvo, recentemente oggetto di sequestro da parte del Nucleo tutela ambientale su disposizione della Procura di Vibo perché al suo interno vi sono stipate tonnellate di rifiuti speciali, potrebbe presto indirizzarsi verso un utilizzo virtuoso dell’area. È questo l’obiettivo della Provincia di Vibo che ha inserito proprio la riqualificazione dell’ex fabbrica di fibre chimiche tra le proposte progettuali dei Contratti istituzionali di sviluppo (Cis). Strumenti per il quale l’ente intermedio guidato da Salvatore Solano ha previsto un’ambiziosa progettazione – che si aggira sui 500 milioni di euro – per interventi che prefigurano tra l’altro la realizzazione di grandi infrastrutture viarie, impianti sportivi e itinerari turistici a tema. Progettazione che dovrà passare al vaglio di Invitalia, che dei Cis è soggetto attuatore.

Il protocollo d’intesa

Si parte dunque da un sito sensibile, già opificio e area fieristica, divenuta infine discarica di scarti pericolosi. Come in un ideale percorso di riscatto che, da uno sfruttamento criminale del territorio, prefigura un riutilizzo virtuoso in grado di trainare l’intera area industriale marina, da tempo in declino. Allo scopo di avviare l’iter, oggi, nella sede della Provincia, sono state formalizzate le prime necessarie incombenze con la firma del protocollo d’intensa tra la proprietà, rappresentata dall’avvocato catanzarese Franco Mirigliani, l’Amministrazione provinciale e il Corap – cui attengono tutti gli atti deliberativi – rappresentato dal commissario liquidatore Fernando Calviero.

L’intervento progettuale – emerge dall’accordo – ha come obiettivo la riqualificazione dell’area attraverso la realizzazione di un polo fieristico agroalimentare e d’intrattenimento sociale con annessi area di produzione, centro logistico, area museale del “Made in Calabria”. Principale assett del progetto la “valorizzazione delle tipicità enogastronomiche” per contribuire al “disegno di un profilo identitario del territorio calabrese”.

Il progetto di riqualificazione

Tre le macroaree nelle quali sarà suddiviso il sito: complesso fieristico; area di produzione; area museale. Il primo ingloberà al suo interno più ambiti tematici, che ruoteranno attorno ai prodotti enogastronomici del territorio, grazie ad una fiera permanente del “Made in Calabria” nella quale gli espositori avranno a disposizione spazi dedicati all’interno di una grande galleria. Sono previsti poi ambienti da destinare ad attività di ristorazione che daranno vita ad eventi di degustazione. Quindi una sala convegni di circa 3.000 posti e un’area destinata al coworking che “darà la possibilità di dare nuovo slancio all’economia della piccola e media impresa calabrese”.

L’area di produzione prevede, poi, la possibilità di ospitare le aziende del comparto agroalimentare dentro uno spazio dedicato alla produzione e alla distribuzione dei propri prodotti “allo scopo di creare un ponte tra istituzioni, centri ricerca, università ed associazioni al fine di sviluppare un centro di ricerche che migliori le performance e la qualità del Bio”. Infine, è prevista un’area museale che guiderà i visitatori tra la storia e la cultura dell’enogastronomia calabrese e che sarà meta di visite scolastiche.

Proprietà disponibile alla bonifica

Principale nodo da sciogliere resta, però, lo stato del sito e le indagini sullo sversamento di rifiuti al suo interno che hanno portato al sequestro. Rassicurazioni da questo punto di vista sono giunte da Mirigliani, il quale, «fatte salve le indagini della Procura per risalire ai responsabili dell’abbandono di rifiuti», si è detto disponibile alla bonifica e si è mostrato entusiasta per il progetto della Provincia quindi disponibile a concedere l’utilizzo dell’area secondo modalità che verranno in seguito definite.

Presente alla stipula del protocollo anche Filippo Valotta, già direttore generale Corap, il quale, lodando l’iniziativa della Provincia, ha affermato: «I progetti devono avere consenso sociale e rappresentare un fabbisogno che parta dal basso».

Ottimista sulla riuscita dell’operazione il presidente Solano: «È un progetto molto ambizioso ma non fine a se stesso visto che rientra nella logica di sviluppo armonico e sinergico del territorio vibonese alla quale abbiamo improntato le propose dei Cis. Siamo fiduciosi in un positivo accoglimento da parte di Invitalia e nella possibilità di creare reali occasioni di sviluppo legate alle proprie vocazioni più autentiche della nostra provincia».