Casette in legno, a due passi dal mare. Così la naturale vocazione turistica calabrese si intreccia alla predisposizione all'accoglienza e i villaggi - che generalmente d'estate si popolano di bagnanti - adesso diventano terminale di una catena di solidarietà. A Sellia Marina, il Costa Blu, da qualche giorno ha aperto le sue porte ai rifugiati ucraini. Qui oggi dimora una coppia proveniente da Kiev: Roman e Dasha, agente immobiliare lui, avvocato lei; ma nella loro vita precedente. In Ucraina hanno infatti lasciato il loro passato assieme agli anziani genitori, malati e impossibilitati a spostarsi.

Ospitalità calabrese

«Di fronte al dramma che si sta vivendo in Ucraina con milioni di cittadini che fuggono, il minimo che possiamo fare è di essere solidali», spiega Giuseppe Nucera, titolare della struttura turistica che sorge sul litorale ionico catanzarese. «Io già i primi giorni di marzo avevo fornito la mia disponibilità alla Caritas e adesso attraverso l'associazione Amore Universale è arrivata la prima famiglia. Ne arriverrano altri: la mia struttura è a disposizione, il mio personale è a disposizione. Facciamo quello che possiamo fare».

In fuga dalla guerra

Nella casetta in legno Roman e Dasha cercano di ricambiare l'ospitalità e offrono una tazza di the caldo mentre raccontano gli orrori della guerra che si sono lasciati alle spalle. «Puoi scrivere che siamo grati alle persone che ci hanno accolto?», ci dice Roman grazie al traduttore automatico, unico mezzo di comunicazione. «Abbiamo viaggiato per diversi giorni, in questo momento abbiamo bisogno che tutte le persone si aiutino a vicenda e dobbiamo combattere assieme il male che è arrivato sulla nostra terra». Dasha invece ci dice che tutto quello che sta accadendo è «spaventoso»: «I bambini stanno morendo e i loro parenti più cari sono in pericolo».

Non ci sono farmaci

Una catena di solidarietà che in questo caso si è mossa sulle gambe di un'associazione, Amore Universale: «Abbiamo saputo che c'erano persone che avevano necessità di spostarsi urgentemente perchè dai confini dopo tre, quattro giorni li devono smistare - racconta la responsabile Valentina Macrì -. Attraverso l'amministrazione comunale di Chiaravalle abbiamo organizzato un viaggio per 16 persone, di questi 16 però sono partiti solo in due perchè le altre donne e bambini hanno avuto delle grandi perplessità avendo i mariti al fronte. Loro essendo due persone invalide con estremo bisogno di farmaci che in Ucraina non si trovavano più sono dovuti partire urgentemente».

Solidarietà a parole

«Devo però rammaricarmi del fatto che già durante il viaggio le amministrazioni comunali purtroppo sapendo che si trattava di una coppia e non di bambini hanno avuto serie difficoltà nell'alloggiarli. Ci siamo fatti carico di questa coppia, che ormai è diventata come parte della famiglia. Purtroppo non c'è stato l'appoggio di nessuna amministrazione comunale se non qualche spiraglio attraverso la Pro Loco di Cropani che mi ha poi portato da Giuseppe Nucera ma nè Catanzaro, né nessun'altro ha dato una mano a questa famiglia. E ancora oggi abbiamo serie difficoltà nella sistemazione delle persone che stanno arrivando. A parte le canoniche e qualche privato che offre accoglienza solo a donne e bambini, in caso di arrivo di famiglie non c'è al momento l'appoggio di nessuno».