Don Augusto Porso, sacerdote e docente in pensione, non nasconde l’emozione. Qualche giorno fa ha consegnato un cedro proveniente da Santa Maria del Cedro direttamente nelle mani di Papa Francesco. Si tratta di gesto semplice ma carico di significato, che ha commosso e inorgoglito l’intero comprensorio altirrenico. Oltretutto, a memoria, è la prima volta che un pontefice riceve questo dono. Il cedro di Santa Maria del Cedro è conosciuto per le sue qualità uniche al mondo, introvabili altrove, e ogni anno la piccola comunità della provincia cosentina accoglie ebrei provenienti da ogni parte che qui vengono a scegliere personalmente gli agrumi “perfetti”, quelli della varietà “Liscio Diamante”, da utilizzare durante la festa del Sukkot, la festa più importante del calendario ebraico.

Il breve incontro

Oggi don Augusto Porso è anche cappellano all’istituto delle Suore Riparatrici del Sacro cuore della frazione Marcellina e serve con dedizione la diocesi San Marco Argentano-Scalea. Qualche settimana fa ha avuto l’occasione di organizzare un breve incontro con Bergoglio in Vaticano e non si è fatto sfuggire l’occasione di portare con sé un cedro, un agrume dal gusto inconfondibile che in questo piccolo angolo di paradiso calabrese da almeno due decenni è diventato il simbolo della pace e della fratellanza tra le religioni. Quando don Augusto si è trovato al cospetto di Papa Francesco glielo ha donato, spiegandogli brevemente il suo significato.  «Il Papa – ha detto il sacerdote – lo ha preso, lo ha osservato e poi ha ringraziato». Ad affiancare don Augusto, è stato Marco Napolitano, anch’egli di Santa Maria del Cedro e testimoni dello storico incontro. «È stata un’emozione unica e indescrivibile - ha dichiarato – e sono davvero onorato di aver potuto rappresentare la terra calabrese».

L’ospitata a Radio Vaticana

Successivamente, don Augusto Porso è stato ospite a Radio Vaticana. Nel corso dell’intervista ha parlato della Riviera dei Cedri, delle trazioni centenarie legate al sacro agrume e della sua lavorazione, sottolineando, ancora una volta, la fratellanza con gli ebrei e un’unione indissolubile che va avanti da almeno duecento anni.