A partire dalle ore 18 al castello Ruffo l'evento fortemente voluto dai familiari del giornalista prematuramente scomparso e organizzato dagli amici di infanzia Germana Chemi e Rocco Bellantone
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Il ragazzo che arrivava sempre in ritardo alle cene di San Rocco e che tutti aspettavano. Poi, l’uomo che cercava la verità facendo il giornalista, convinto che quella verità avrebbe migliorato le cose per tutti. Questo è stato Pietro Bellantoni per i suoi amici di infanzia Germana Chemi e Rocco Bellantone. Lo stesso Pietro che, a quell’appuntamento che attende tutti e al quale arrivare il più tardi possibile, è invece arrivato davvero troppo presto.
Avrebbe compiuto 43 anni dopo qualche giorno, invece un male spietato e inesorabile lo ha strappato alla sua amata Ketty e alla sua piccola Giulia, in una notte di fine estate, un anno fa.
In pochi mesi, dopo una lotta impari, Pietro se n’è andato mentre con Ketty cresceva Giulia, mentre coronava il sogno di lavorare in Rai, dopo avere diretto la nostra redazione del Reggino per quasi un anno e dopo essere tornato a scrivere i suoi arguti pezzi di politica per LaC News24.
Ma se la morte ha insondabili ragioni che la mente non comprende, la vita ha quelle forti e salde del cuore, anzi dei cuori che non dimenticano.
Un evento corale per un ricordo collettivo
«Quando, di concerto con i familiari, con la moglie Ketty e con la sorella Anna, abbiamo pensato di ricordare Pietro, ci siamo resi conto di quanto il nostro intento di farlo fosse in realtà un’esigenza collettiva. Lo abbiamo capito vedendo quante persone spontaneamente si raccoglievano attorno al proposito di parlare della sua vita, delle sue storie, delle sue esperienze, dei tratti di strada condivisi sulle scrivanie delle redazioni come nella quotidianità più intima e familiare.
Non pensavamo ad alcuna corrispondenza con il primo anniversario della sua scomparsa. È capitato. Immaginiamo un incontro la cui costruzione sia collettiva, spontanea e genuina, scandita da un’alternanza di testimonianze di amici e colleghi. Un incontro lontano da ogni strumentalizzazione», spiegano gli amici di infanzia Germana Chemi, anche cugina di Pietro, e Rocco Bellantone.
Così, dunque, è nata l’idea dell’evento che al castello Ruffo di Scilla, dove Pietro è cresciuto, grazie alla collaborazione dell’Avis comunale e con il patrocinio dell’Amministrazione, stasera, sabato 21 settembre a partire dalle ore 18, farà risuonare “Le storie di Pietro. Il giornalismo. La politica. La strada”.
Le testimonianze di amici e colleghi
Un racconto a più voci per parlare della sua vita e così tenerlo in vita, sostenendo i familiari, attraverso i tanti ricordi che si raccoglieranno per essere condivisi. Le prime collaborazioni a Torino e Milano presso le redazioni de La Stampa, la Repubblica e Studio Aperto, la lunga esperienza al Corriere della Calabria con la direzione di Paolo Pollichieni, l’incarico a LaC News24, quello di coordinatore dell’ufficio stampa della Regione Calabria, durante la giunta guidata dal vicepresidente Nino Spirlì dopo la scomparsa prematura di Jole Santelli, quello di direttore responsabile de IlReggino.it e infine l’approdo in Rai al Tgr Rai Calabria. Ci saranno le testimonianze, tra gli altri, dei giornalisti Antonella Grippo, Alessia Truzzolillo e Sergio Pelaia.
La verità da cercare sempre
«La sua attività giornalistica è stata molto intensa e serrata. È stata seria e rigorosa. Tante le sue inchieste sui palazzi della politica calabrese e sulla sanità, una su tutte quella dei gessi di cartone al Gom di Reggio. Lui diceva sempre: “La verità bisogna cercarla e raccontarla sempre, perché ci fa crescere e fa bene a tutti. Raccontare la verità serve”.
Io, Germana e tutti coloro che vorranno ricordare siamo solo un mezzo per tessere un tela che vada oltre un dolore che non si placa e per tenere vivo il ricordo di Pietro. Anche io sono giornalista ma lavoro a Roma. Pietro era da poco diventato collega di mia moglie Viviana in Rai. Chissà, forse questo ci avrebbe consentito di tornare a percorrere qualche tratto di stato insieme, di raccontarci un po’ di cose. Purtroppo non c’è stato tempo», racconta l'amico di infanzia Rocco.
«Pietro lo avrebbe fatto per noi»
«Non ci interroghiamo sul mistero della morte. Custodiamo, piuttosto, la vita e quella sua grandezza che si manifesta in quanto ciascuno semina con le proprie azioni e con l’eredità emotiva che lascia alle persone care. Ecco, così restiamo con Pietro, accanto ai familiari e insieme a tutti coloro che vorranno unirsi a noi in questo ricordo vivo. Il senso più profondo di questo incontro è stato espresso dal collega di Pietro e saggista, Emiliano Morrone. Senza indugio ha detto: “Ci sarò anche io perché così avrebbe fatto Pietro per noi”». A sottolinearlo è Germana che con Pietro e Rocco è cresciuta e che ancora sente la voce di suo padre che urla a Pietro di entrare a mangiare. «Cenavamo insieme ogni settimana. La nonna preparava e Pietro arrivava sempre per ultimo e andava via per primo».
E Pietro è andato via nuovamente per primo. Ma, questa volta, è stato tutto diverso. Questa volta non era arrivato per ultimo dopo averci lasciato ad aspettarlo. Questa volta sarà lui ad aspettare noi mentre ci resta accanto.