Va avanti il processo per l'omicidio di Vincenzo Di Costa, ucciso a colpi d’arma da fuoco all’età di 46 anni nella serata del 23 marzo 2010, a Tropea. Oggi la seconda udienza dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro; sul banco degli imputati Filippo Saragò, 42 anni, di Tropea, accusato dell’omicidio aggravato ai danni Di Costa. Un delitto dalle modalità mafiose consumato in località Campo di Sotto di Tropea mentre la vittima – fra le ore 20 e le ore 21 – stava parcheggiando il ciclomotore nel piazzale antistante la propria abitazione. Un fatto di sangue rimasto sinora impunito. La svolta nelle indagini si è registrata nel luglio del 2022 quando il gip distrettuale di Catanzaro, Pietro Carè, ha ordinato al pubblico ministero di procedere entro dieci giorni alla formulazione dell’imputazione nei confronti di Filippo Saragò,  con l’accusa di omicidio aggravato, disponendo invece l’archiviazione per Francesco Saragò, 39 anni, di Tropea.  

Il pm aveva chiesto per entrambi gli indagati l’archiviazione, ma il gip si è poi opposto ordinando di formulare l’imputazione a carico di Filippo Saragò ed accogliendo così le richieste dell’avvocato Giovanna Fronte che assiste Moira Lo Tartaro, moglie della vittima. L’udienza odierna è servita per ascoltare in aula il perito Costanzo incaricata di procedere alla trascrizione delle intercettazioni. A contribuire a formulare l’accusa nei confronti dell’imputato, soprattutto la prova dello stub risultata positiva (con l’utilizzo di un’arma da fuoco da parte dell’indagato nell’immediatezza del fatto di sangue la sera del 23 marzo 2010).  

La personalità della vittima

«La vittima – secondo il gip e l’ufficio di Procura – era soggetto incline a commettere atti intimidatori a mezzo incendio (come quelli del 22 gennaio 2010 ai danni di De Rito Antonietta, del 31 gennaio 2010 ai danni di Lorenzo Domenico, del 6 febbraio 2010 ai danni del minimarket di Crigna Alessandro e della farmacia Taccone a Parghelia e del 23 febbraio 2010 ai danni di Taccone Maria in viale Stazione a Tropea) ed appena due giorni prima dell’omicidio, in data 20 marzo 2010, veniva denunciato l’incendio dell’autovettura Smart di Seminara Vanessa, fidanzata di Francesco Saragò, in passato utilizzata dal fratello Filippo (destinatario, peraltro, in data 2 novembre 2007 di una lettera minatoria contenente l’allusione ad un attentato dinamitardo che la polizia giudiziaria ha ipotizzato coincidere con quello denunciato dal Di Costa il 17 aprile 2005 e invero commesso da Peter Cacko)».

Gli inquirenti hanno rinvenuto tracce di un possibile appostamento del killer (di cui, dopo gli spari, Di Costa Giuseppe, abitante a pochi metri dal fratello, non aveva udito alcun rumore di auto o moto) in un terreno coperto di erba e rovi posto dinanzi all’abitazione della vittima, in posizione rialzata di circa due metro e mezzo, attraversato da un sentiero conducente anche all’abitazione di Filippo Saragò. Continua a leggere su IlVibonese