Una pioggia di proiettili calibro 45, sparati da distanza ravvicinata da un killer con un passamontagna. Dopo 19 anni la svolta nelle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri per i presunti mandanti ed esecutori del delitto di Enzo di Spena.

 

L’uomo, un sorvegliato speciale, sarebbe stato ucciso per punirlo di avere osato alzare le mani a un boss  e a progettare e mettere in pratica l’agguato sarebbero stati nel novembre del 2001 Vincenzo Torcasio, 40 anni, Antonio Villella, 44 anni, detto “Crozza” e Pasquale Torcasio, 40 anni, detto “Carrà”, tutti ritenuti affiliati alla cosca Torcasio.

 

Vincenzo Torcasio viene ritenuto il mandante (insieme allo zio Nino Torcasio, ucciso nell’ambito della guerra di mafia a marzo del 2002), mentre Villella e Pasquale Torcasio (insieme a Domenico Zagami, ucciso nel 2004) vengono ritenuti gli esecutori, coloro che pedinarono l’uomo per poi crivellarlo di colpi tanto da rendere inutile il trasporto in ospedale e un delicato intervento chirurgico.

 

Di Spena morì sotto i ferri e gli investigatori batterono subito la pista della lotta tra cosche. A scatenare l’intento omicida sarebbe stata l’aggressione da parte di Di Spena a Vincenzo Torcasio. Una lite violenta per questioni personali che, questa l’ipotesi investigativa, non poteva non lasciare strascichi.