La costa jonica della Calabria vive da mesi in perenne affanno per l’arrivo costante di profughi dall’Asia e dall’Africa. Un flusso continuo che dall’inizio dell’anno ha portato sulle spiagge della Locride e del Crotonese oltre 20mila di disperati. La situazione più grave al momento si registra tra Isola Capo Rizzuto, dove il centro di accoglienza Sant’Anna ospita il doppio dei migranti che la struttura potrebbe accogliere. E mentre l'attenzione del Governo e dei media nazionali è concentrato sulle navi delle Ong e sui resingimenti, centinaia di disperati continuano ad approdare ogni giorno sulle costecalabresi. 

Cara di Crotone sull'orlo del collasso

Sono oltre 1.100, il doppio rispetto alla capienza massima di 640 posti. La situazione è leggermente migliorata rispetto a qualche giorno addietro, quando i migranti accolti al Cara avevano toccato quota 1.500, conseguenza degli sbarchi a ripetizione avvenuti lungo le coste calabresi, ma anche dei trasferimenti da Lampedusa. Si calcola che dall'inizio dell'anno sono oltre 12mila i migranti giunti nel Crotonese. 

Per fare fronte all'emergenza la Prefettura di Crotone ha dovuto chiedere l’invio di tende per poter dare un riparo provvisorio a tutti i migranti. Appello accolto dalla Protezione civile regionale che ha allestito il campo installando cento tende per una capienza complessiva di 600 posti. «Attualmente – spiega Ignazio Mangione, direttore del Centro di accoglienza gestito dalla Croce rossa italiana - nella tendopoli sono alloggiate 350 persone, si tratta di uomini adulti singoli, mentre le donne e i minori non accompagnati sono sistemati nelle casette».

Migranti, i minori non accompagnati

L’emergenza nell’emergenza è rappresentata dal gran numero di minori non accompagnati che complica il lavoro dei volontari della Croce rossa e del personale della Prefettura addetto all'identificazione degli ospiti. I minori non accompagnati, infatti, secondo la normativa italiana non potrebbero rimanere nei centri di accoglienza dove vengono trasferiti appena sbarcati, ma dovrebbero essere accolti in strutture specializzate come quelle realizzate con i progetti Fami e Sai che fanno parte della rete predisposta dal ministero dell'Interno. E che invece, a causa dell'elevato numero di approdi che si è registrata nelle ultime settimane sulle coste calabresi e dell'impossibilità di reperire ulteriori posti nelle strutture dedicate ai minori, rimangono a lungo nel Cara.

Dei minori, secondo le direttive ministeriali, si devono fare carico i Comuni nei quali è avvenuto lo sbarco, i quali organizzano, di concerto con Prefettura e Servizio centrale del ministero dell’Interno, il loro trasferimento verso le idonee strutture dove i ragazzi ricevono assistenza di ogni tipo e vengono iscritti a scuola. Il Comune di Crotone, nelle ultime settimane, ha già avuto assegnati 250 minori non accompagnati che, attraverso l’assessorato ai Servizi sociali, sono stati collocati nelle varie strutture della rete presente sul territorio e che al momento non hanno più posti disponibili ad accogliere altri ragazzi.

«Ad oggi – aggiunge Mangione - il Centro di Sant'Anna ne accoglie 180, tutti ragazzi tra i 14 e i 17 anni, un numero elevatissimo» aggiungendo che nonostantedel numero di ospiti ben oltre la capienza massima «non si registrano situazioni di tensione, di ordine pubblico o altre particolari criticità. Certo l'attività nella struttura è febbrile, il nostro carico di lavoro è molto aumentato, bisogna sottoporre tutti i migranti a visita medica, medicare i feriti e curare le persone affette da patologie, fornire loro tutte le informazioni sulle pratiche da effettuare, come richiedere asilo e ottenere i permessi di soggiorno».

Cara Crotone, 250 migranti con decreto di espulsione

In proposito il direttore del Cara rivela che negli ultimi giorni 250 migranti hanno ricevuto un decreto di espulsione: «In gran parte si tratta di siriani che non hanno inteso presentare richiesta di asilo preferendo lasciare il Centro di accoglienza per potersi ricongiungere con le proprie famiglie che vivono per lo più in Germania». Gli ospiti, in prevalenza, sono di nazionalità egiziana o provenienti da Paesi dell'Africa subsahariana.

«Ho avuto notizia degli sbarchi avvenuti nelle ultime ore in Calabria – conclude Mangone – ma non ci hanno comunicato ulteriori arrivi al Cara, anche perché la nostra capacità di accoglienza, al momento, è giunta a saturazione».

Migranti, nella Locride 10mila profughi da gennaio

Situazione ancora più complicata è quella che si registra nella Locride, dove sono giunti dall’inizio dell’anno oltre 10mila migranti sono stati soccorsi. Da gennaio, infatti, si contano 82 sbarchi di cui 71 gestiti nell’area portuale di Roccella Jonica. È un 2022 da bollino rosso per la Locride, dunque, sul fronte dei soccorsi ai profughi, in fuga da situazioni drammatiche nei loro paesi d’origine e alla ricerca di un futuro possibile.

L’ultimo sbarco in ordine di tempo si è registrato questa mattina, quando un gruppo di circa 60 migranti è stato soccorso in piena notte dalla Guardia costiera e condotto nella tensostruttura allestita un anno fa al porto turistico roccellese per la prima accoglienza. Per loro la legge è chiara: non possono restare in Italia. Entro sei giorni dovrebbero lasciare il Paese e rimpatriare, fatta eccezione per i richiedenti asilo. Il porto delle Grazie a Roccella jonica continua a gestire numeri da hotspot, nonostante non lo sia. Il rischio a breve, se il trend si dovesse confermare, è il collasso dell’intera macchina dell’accoglienza.

Aumentano gli sbarci autonomi nella Locride

Rispetto al recente passato è aumentato anche il fenomeno degli sbarchi autonomi, gli ultimi in ordine di tempo registrati a Marinella di Bruzzano e Monasterace, rappresentati dai velieri arenati sulla spiaggia che si vanno ad aggiungere a quelli dei mesi scorsi di Caulonia, Siderno e Bovalino, per cui nei giorni scorsi sono iniziate le operazioni di rimozione e demolizione.

Nella Locride è importante sottolineare l’impegno delle amministrazioni comunali, tra le quali quella di Roccella che attraverso il sindaco Vittorio Zito ha più volte chiesto all’Europa e all’Italia un approccio meno ideologico al problema delle migrazioni richiamando tutti alle proprie responsabilità.

Zito, infatti, invita le istituzioni italiane ed europee ad uscire fuori dai recinti della retorica ideologica tra chi dice «facciamo entrare tutti» e chi sostiene la tesi «respingiamoli tutti». Fermo restando la divisione che andrebbe fatto tra soccorso e accoglienza.

«Perché – spiega il primo cittadino - il primo equivoco da risolvere è proprio questo: a Roccella non ci occupiamo di accoglienza, ma di soccorso. E si deve ricordare sempre che una, tre, cento o duecento persone che si trovano in pericolo a mare sono innanzitutto naufraghi e poi migranti. Poi una cosa è il soccorso e altra è l’accoglienza e il diritto al non respingimento. Piuttosto che rifiutare il soccorso (che compete a noi e non ad altri) sarebbe forse più utile pretendere una profonda revisione delle regole vigenti, che consenta finalmente, vista la natura del fenomeno, di qualificare, nel caso dei migranti, il porto sicuro di approdo come porto d’Europa e non d’Italia. E rivedere le attuali procedure di identificazione, respingimento e avvio del percorso di accoglienza che sono non idonee (perché troppo lunghe) a garantire i diritti dei rifugiati e inutili (perché dettate per altri scopi) per accogliere i migranti economici, che sanno benissimo di non avere diritto alla accoglienza, ma non hanno alcuna alternativa di entrata in Italia».

Reggio Calabria

Nel computo degli sbarchi non possiamo dimenticare Reggio Calabria, teatro solo qualche giorno fa dell'approdo (con successiva polemica) della nave Rise Above della Ong ong Mission Lifeline con 89 migranti a bordo. Dall'inizio dell'anno, si contano circa 1000 profughi sbarcati porto del capoluogo di provincia. Quello di Reggio Calabria è solo un porto di passaggio, perché non esistono strutture stabili nelle quali ricoverari i migranti per diversi giorni. Quelli sbarcatu dalla Rise Above, infatti, sono sistemati nella palestra di una scuola in attesa dei trasferimenti stabiliti dal ministero dell'Interno.