Gli occhi verdi e i capelli chiari che si intravedono appena sotto il cappellino, il viso arso dal sole ma con espressione serena e dignitosa. Elena è originaria della Moldavia e ha 52 anni, nonostante ne dimostri qualcuno in più. È una senzatetto da circa sei anni e da domenica si trova a Nicotera - nel Vibonese -, sistemata nella piazzetta antistante la chiesa di San Giuseppe, ma è solo di passaggio. Da una scatolina tira fuori un paio di foto sgualcite che la ritraggono qualche anno fa benvestita e truccata: «Io sono questa. La gente spesso mi giudica e mi tratta per come mi vede ora, forse invecchiata e malconcia, ma io sono quella persona lì in foto. È quella la mia identità», rimarca.

L’insolita presenza di una clochard a Nicotera non è passata inosservata. Il suo piccolo accampamento in piazza e i due cagnolini che l’accompagnano hanno attratto la curiosità di molti. E dopo un paio di giorni è già un via vai di gente che le porta un pasto caldo o che semplicemente passa per scambiare quattro chiacchere o chiedere se ha bisogno di qualcosa. «Mille grazie», ripete Elena, quasi commossa da tutta l’attenzione e l’affetto che le sono rivolti. «Sono emozionata – ammette -. Non mi aspettavo questa accoglienza, sono contenta e desidero ringraziare tutti coloro che mi stanno aiutando, perché rendono meno difficile il mio cammino».

Parla di cammino, Elena. Quello intrapreso a dicembre da Reggio Calabria e che, a piccole tappe, la porterà a Paola. Un viaggio spirituale, lo definisce, e soprattutto di rinascita dopo un periodo particolarmente duro. Vivere per strada, spiega, non è come spesso si dice “una scelta di vita”: «A volte dietro vi sono situazioni molto complicate». E la sua storia ne è dimostrazione: lasciato il paese d’origine a soli 19 anni, ha vissuto in Ucraina e in Romania per poi giungere in Italia in cerca di fortuna. «Sono stata sfortunata, però», racconta. A Roma un’esperienza di lavoro molto dura l’ha portata sei anni fa ad ammalarsi e mollare tutto, fino a rimanere senza una casa. «Ho chiesto aiuto alle associazioni ma non ne ho ricevuto, da lì ho iniziato a vivere per strada».

Tre anni dopo, l’arrivo in Calabria: «Dovevo essere solo di passaggio, prima di lasciare l’Italia. Invece, qualcosa mi ha trattenuto qui: sento un forte legame con la Calabria e i calabresi che sono persone semplici, come piacciono a me». Circa due anni li ha trascorsi a Reggio, dove aveva trovato anche una sistemazione; a dicembre la decisione di allontanarsi e intraprendere il suo cammino verso Paola e il santuario di San Francesco in particolare. Un viaggio fatto quasi esclusivamente a piedi e che in questi mesi l’ha vista ospite di diversi paesi, in alcuni casi anche sotto un tetto. A Elena, però, basterebbe anche solo «un posto per cambiarmi e lavare le mie cose, ogni tanto», spiega, appellandosi in particolare alle parrocchie. Per il resto, vuole proseguire il suo cammino così come sta facendo ora, senza avere nulla di più di quello che le è strettamente necessario.

Tutta la sua vita è racchiusa in due bidoni della spazzatura con le ruote. All’interno, non solo vestiti e provviste, ma anche libri, perline con cui le piace decorare oggetti che definisce le sue “creazioni”, un set per il cucito che è una delle sue passioni. «Spesso quando vivi per strada – spiega -, vieni visto come uno che ingombra e occupa spazio con le sue cose, ma per noi è l’indispensabile e se lo eliminiamo o riduciamo tutto a uno zainetto è come se annullassimo noi stessi».

«Vivere per strada non è facile. È un’esperienza bella, incontro tante persone e conosco tanti paesi e borghi come quello di Nicotera di cui mi sono innamorata – dice sorridendo -. Ci sono però anche i momenti difficili, in cui mi sento più stanca». Un modo di vivere che molti non comprendono: «C’è chi quasi si spaventa. C’è chi chiama le forze dell’ordine per allontanarti. E ancora, c’è anche chi ti accoglie, ma solo per poter dire di aver aiutato un barbone», sottolinea amareggiata.

Il suo futuro, però, Elena non lo vede per strada: «Dopo aver concluso il mio cammino – che desidero continuare nel silenzio, senza clamore – verso autunno spero di tornare a Reggio e fermarmi». Studiare, poi, è un altro proposito: «Ho tanti interessi ma mi piacerebbe approfondire le origini delle religioni». Intanto, per ora, è pronta a ripartire insieme ai suoi due fedeli compagni di viaggio: «Tore l’ho incontrato a San Ferdinando e da lì ha iniziato a seguirmi, Nico (da Nicotera) si è aggregato da qualche giorno». Due affettuose bestioline che le faranno compagnia, insieme ai sorrisi delle persone che sta incrociando in questo suo viaggio: «La mia rinascita passa anche attraverso il loro buon cuore».