E’ ancora uno scenario straziante quello che si presenta a chi va a vedere in che condizioni si trovi il letto del torrente Turrina nel punto in cui è esondato lo scorso quattro ottobre arrivando nelle aziende a cavallo della statale 18. Le briglie del fiume sono sommerse, in alcuni punti il fiume è completamente secco, sotterrato da detriti, inerti, sabbia. In altri scorre a malapena. I lavori di ripristino degli argini erano stati iniziati ma sono stati improvvisamente interrotti e mai più ripresi.

 

La rabbia degli imprenditori della zona è tanta. C’è anche chi ha rischiato la vita quella notte. Una famiglia di otto persone si è vista il fiume esondare praticamente in casa. La famiglia Squadrito, invece, da ottobre e fino a pochi giorni fa ha dovuto abbandonare la propria abitazione e trasferirsi altrove. Il fango di quella notte ha devastato tutto, l’acqua superato oltre un metro e mezzo di altezza. L’azienda Panzarella è stata completamente devastata. Nelle serre sembra ci siano sabbie mobili. Ancora adesso i titolari non riescono ad entrarvi con i mezzi meccanici.


«Non vedo più un futuro né per me né per i miei figli» ci dice Domenico Panzarella. Poco è cambiato dai momenti immediatamente successivi a quell’alluvione. «Gli argini ancora sono sotto terra – spiega Giuseppe Squadrito, titolare dei Vivai Squadrito – sono sotto il letto del fiume». C’è poi il rammarico di sentirsi lasciati soli: «Nonostante le richieste, anche tramite pec, non abbiamo avuto nessuna risposta, nessun tipo di aiuto o una verifica». Il tutto mentre in questi mesi le precipitazioni sono stati abbondanti. Sul territorio di Lamezia ci sono state diverse allerte gialle e anche qualche allerta arancione. Il fiume lasciato così potrebbe ancora una volta lasciare il suo letto e fare danni.