Oltre un metro d’acqua nella sua proprietà e lui e la sua famiglia tappati in casa, impossibilitati ad uscire perché il fiume stava letteralmente bussando alla loro porta. Nella notte tra il 4 e il 5 ottobre scorso il Turrina, gonfiato dalle piogge, ha lasciato il suo letto e, oltre ad avere devastato diverse aziende della zona, ha risparmiato per miracolo la famiglia Calvieri, otto persone che da decenni abitano lungo il fiume.

 

Un fiume che non era stato pulito, ci raccontano, e che, stretto dai detriti e dai rifiuti, è esondato. Qualche settimana dopo l’alluvione, che costò la vita anche ad una giovane mamma e a suoi due bambini, erano iniziati i lavori di ripristino degli argini e di pulizia. Ma sono durati poco, interrotti dopo una manciata di giorni senza alcuna spiegazione e mai più ripresi.

 

E così la rabbia e la paura di chi lì ci vive è tanta. «Il settanta per cento dell’azienda non è ancora utilizzabile» racconta Carlo Calvieri, il capofamiglia che quella tragica notte ha avuto il buon senso di non uscire di casa, anche se avrebbe voluto mettere in salvo i suoi pulcini.

 

Diversi gli animali morti, tantissime le balle di fieno che l’azienda commercializzava rese inutilizzabili. E intanto tutto tace mentre il tempo scorre e si avvicinano le piogge estive ed autunnali e con queste la possibilità che nuovamente il fiume si ingrossi e trovi sfogo lasciando il suo letto.