Si è tenuta questa mattina a Reggio Calabria la Tavola rotonda promossa da Médecinsdu Monde Missione Italia dal titolo “Tre anni di azione dallo sbarco all’accoglienza: risultati raggiunti e nuovi scenari”, in collaborazione con Arci Reggio Calabria, con il sostegno dell’Unicef e il contributo dell’Unione Europea.

 

MdM e Unicef hanno condiviso i risultati e l’impatto delle azioni congiunte promosse negli ultimi anni su tutto il territorio calabrese per garantire l’assistenza, l’accesso alle cure e la tutela dei minorenni stranieri non accompagnati (MSNA): oltre 500 sono i minorenni soli che nel corso del 2017 e 2018 hanno beneficiato di azioni di supporto psicosociale e inclusione; 185 i minorenni vulnerabili che hanno ricevuto assistenza medica e supporto psicologico diretto, più di 650 gli operatori (educatori, assistenti sociali, psicologi, operatori legali e sanitari, tutori volontari, forze dell'ordine e personale delle Prefetture) e 57 centri di accoglienza (C.A.S. e SPRAR) coinvolti in percorsi di formazione sui principi fondamentali della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia, sulla presa in carico, il diritto, la tutela della salute, la meditazione culturale e la progettazione di interventi di supporto psicosociale; oltre 400 i minorenni e neomaggiorenni coinvolti in percorsi di ascolto e partecipazione attraverso l’utilizzo della piattaforma U-Report.


Anna Riatti, coordinatrice del programma Unicef per i Migranti e Rifugiati in Italia ha sottolineato che «la Calabria ha dimostrato di aver superato la situazione critica in materia di accoglienza dei minori non accompagnati presente all'inizio del nostro Programma e di aver in molte occasioni messo in campo concrete esperienze di solidarietà, nonostante molto ancora ci sia ancora da fare per garantire a questi bambini e ragazzi soli un futuro di reale inclusione sociale nei territori e di tutela dei diritti sanciti nella Convenzione Onu sui Diritti dell'Infanzia e Adolescenza».


Chiara Lizzi, coordinatrice generale della Missione Italia di MdM ha ricordato come «l’aumento dei tempi di permanenza e detenzione in Libia dei migranti dell’ultimo periodo e i rischi ai quali sono esposti anche una volta arrivati in Europa, rende ancora più necessario nelle zone di sbarco e di prima accoglienza il lavoro di assistenza sanitaria e psicologica a sostegno di chi è sopravvissuto alle violenze e violenze di genere, ed è su questo che si concentreranno i nostri impegni e sforzi per i prossimi mesi».