«Noi non trattiamo fascicoli, non trattiamo numeri, noi trattiamo persone». Torna a Lamezia per parlare di uno dei momenti più umani e sentiti della sua carriera il neo procuratore di Catanzaro Salvatore Curcio.
La comunità di Lamezia Terme ha raccolto 4.500 euro per aiutare Tesìr, la sorellina di Anàs Zouabi morto nel corso di un naufragio il 5 febbraio dello scorso anno. Nella tragedia hanno perso la vita 18 persone, compreso il bambino di sei anni e il suo papà. Adesso, grazie all’attivazione della Fondazione Trame, che ha messo a disposizione una piattaforma di raccolta fondi, e alla partecipazione dei cittadini e di 18 associazioni attive a Lamezia, Tesir potrà continuare a studiare e riceverà il supporto psicologico del quale ha bisogno dopo il trauma subito.

La tragica vicenda di Anàs

Dopo aver guidato per otto anni la Procura di Lamezia Terme e aver gestito omicidi, corruzione, usura, droga, armi e molto altro, alla fine del suo mandato Salvatore Curcio si è imbattuto in una vicenda tragica e disperata: il ritrovamento, a poche decine di metri dalla costa lametina, dei poveri resti del corpicino di un bimbo. Un pescatore, ad aprile, li ha avvistati e ha dato segnalazione alla Guardia costiera.
È apparso subito chiaro che il mare aveva restituito la drammatica testimonianza di un naufragio. Quel che restava di quel corpo indossava tre paia di pantaloni uno sull’altro. Il resto era stato forse tranciato dall’elica distratta di un motoscafo. L’ultimo pantaloncino era di colore azzurrino.

Si commuove ancora il procuratore Curcio quando pensa alla tutina che indossava il bambino. La Procura e la squadra investigativa del Commissariato di Lamezia, guidato da Antonio Turi, hanno scoperto, al termine delle indagini, «che il piccolo Anàs, sei anni, per far fronte alla traversata del mare, dalla Tunisia all’Italia, e vincere la paura – racconta il magistrato – aveva indossato il suo vestito migliore, una tuta di Batman, il suo super eroe. Non è servito, ahimè».

Il dirigente del Commissariato Antonio Turi e il sacerdote don Fabio

Le indagini

«È stato chiaro fin da subito che ci trovavamo difronte a un naufragio avvenuto molto probabilmente nel canale di Sicilia», racconta Curcio.
Le correnti marine avevano disperso i cadaveri dei naufraghi nelle più disparate direzioni. Un corpo è stato spinto fino alle acque di Sorrento.
Grazie all’aiuto dell’associazione Med Met (Memorie Mediterranee) si è scoperto che il naufragio non era censito e si trattava di un gommone affondato il 5 febbraio 2024. L’ultimo contatto con i familiari, i migranti lo avevano avuto intorno alle 18:30, racconta Curcio. Comunicavano che il mare era molto mosso e le condizioni meteo erano pessime. Poi il silenzio. Il procuratore spiega che i migranti si erano autotassati, avevano comprato un gommone ed erano partiti. Nessuna ipotesi di reato rinvenibile. Solo il bisogno disperato di una vita migliore.
«Risolvere questo caso ci ha dato una soddisfazione pari, se non superiore, ai grandi arresti che operiamo», ha detto il dirigente del commissariato Antonio Turi lodando l’operato della sua squadra e del responsabile del gruppo investigativo Emanuele Morelli.

Il cuore grande di Lamezia

Oggi Anàs riposa in un cimitero vicino alla casa dei nonni. Ma la sua storia dolorosa ha portato alla luce il profondo lato umano di una città che prima ha provveduto a salutare il bambino e a far sì che venisse sepolto nella sua Tunisia, e poi ha raccolto il denaro per aiutare la sorellina.
«Un elevato slancio della città da un punto di vista umano – ha detto Curcio -. Mi ha permesso di andare via da Lamezia contento. Questo ci permette di capire che l’azione repressiva da sola non basta. Che quello di cui sentiamo parlare non è così lontano da noi. È importante riscoprire la solidarietà. Lamezia e le sue tante associazioni di volontariato hanno dimostrato di possedere un grande slancio umano. Questa vicenda ha lasciato un segno importante che mi accompagnerà per il resto dei miei giorni».

Felce e commosso anche l’Imam della comunità musulmana di Lamezia Terme Ammar Fatnassi, il quale ha ricordato che vive a Lamezia da 50 anni e grazie all’accoglienza della comunità riesce a non soffrire la nostalgia della sua terra. 

Le 18 associazioni che hanno partecipato alla raccolta fondi promossa da Trame sono Gruppo Minori 78, Fondazione Caritas Diocesana Di Lamezia Terme, Icica, Agesci zona Reventino, Associazione Antiracket Lamezia Ala, Associazione Per La Ricerca Neurogenetica, UNA, Pax Christi, Associazione Nazionale Tutte Le Età Attive, Non una di meno Lamezia, Comunità Progetto Sud, Associazione Arci Lamezia Rotary, Addunati, Masci Lamezia 2, Soroptimist Lamezia, I Vacantusi.