Associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, commercio di sostanze stupefacenti e detenzione abusiva di arma da fuoco. Sono queste le accuse di cui rispondono i 15 imputati nell'inchiesta istruita dalla Dda di Catanzaro e denominata Molo 13. L'indagine aveva evidenziato un grave quadro indiziario a carico di presunti esponenti di spicco della cosca di 'ndrangheta radicata sul territorio di Guardavalle, e riconducibile alla famiglia Gallace, che avrebbe messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale con lo scopo di agevolare l’associazione di stampo ‘ndranghetistico, caratterizzata da marcati profili operativi internazionali, capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal Sud America (Colombia, ma anche Brasile) e di “piazzarla” in Europa (Spagna, Olanda, Inghilterra e Slovenia), Nuova Zelanda e Australia.

Nell'odierna udienza si è svolta la requisitoria del pm, Debora Rizza, che ha invocato le richieste di pena nei confronti degli imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato.

  1. Agazio Andreacchio, 1977 Guardavalle: chiesti 11 anni di carcere
  2. Giuseppe Bava, 1977, Guardavalle: chiesti 11 anni di carcere
  3. Nicola Chiefari, 1973, Guardavalle: chiesti 20 anni di carcere
  4. Emanuele Fonti, 1960 Messina: chiesti 14 anni di carcere
  5. Bruno Gallace, 1972, Guardavalle: chiesti 18 anni di carcere
  6. Nicola Guido, 1984, Catanzaro: chiesti 12 anni di carcere
  7. Mario Palamara, 1969 Melito Porto Salvo: chiesti 8 anni di carcere
  8. Benito Andrea Riiritano, 1993, Soverato: chiesti 14 anni di carcere
  9. Francesco Riitano, 1980, Guardavalle: chiesti 20 anni di carcere
  10. Paolo Riitano, 1976, Catanzaro: chiesti 15 anni di carcere
  11. Agazio Andrea Samà, 1974, Guardavalle: chiesti 11 anni di carcere
  12. Gianluca Tassone, 1979, Vibo Valentia: chiesti 8 anni di carcere
  13. Francesco Taverniti, 1974, Guardavalle: chiesti 15 anni di carcere
  14. Domenico Vitale 1966, Guardavalle: chiesti 15 anni di carcere
  15. Giuseppe Vitale, 1977, Catanzaro: chiesti 18 anni di carcere.

Nell'ambito dell'operazione era emerso il ruolo verticistico assunto da uno degli esponenti di vertice del sodalizio di ‘ndrangheta, conosciuto come cosca Gallace che, nel corso degli ultimi decenni, si è trasformata in una vera e propria impresa criminale attraverso numerose attività illecite, che hanno consentito di accrescere la potenza militare ed economica e di acquisire un controllo sempre più penetrante del territorio della fascia ionica a cavallo delle province di Catanzaro e Reggio Calabria, con diramazioni nell'hinterland laziale, toscano e lombardo.

L'indagine aveva fatto emergere il sistematico utilizzo, per il traffico illecito, di metodi di comunicazione non convenzionali, con dispositivi elettronici, associati a sim straniere, che si avvalevano di tecniche di messaggistica criptata tra "account" e "domini" associati a un server sito in San José (Costarica). A tale proposito, a seguito del sequestro da parte delle Autorità olandesi di dati criptati con tecnologia non convenzionale, denominata PGP, estrapolati proprio da tale server, con la preziosa collaborazione del rappresentante Italiano presso Eurojust, è stato possibile utilizzare un numero formidabile di messaggi di posta elettronica, prevalentemente in lingua italiana, trasmessi da dispositivi BlackBerry, con la crittografia PGP.

Con la decriptazione di tale messaggistica, da parte dello Scico e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro della Guardia di Finanza, è stato possibile trarre significative indicazioni sul modus operandi dell’organizzazione, identificare i sodali e ricostruire numerosi episodi di commercio e importazione di sostanze stupefacenti, tra i quali l’importazione di una fornitura del peso di oltre 150 chilogrammi di cocaina  sequestrata nel maggio 2017 presso il porto di Livorno, e per la quale, le chat scambiate tra i soggetti coinvolti, consentiva di rilevare che era stato commissionato l'acquisto di circa 200 kg di cocaina dalla Colombia, trasportato all'interno di un container a bordo di una motonave partita dal porto di Cartaghena (Colombia), il cui recupero, programmato inizialmente a Barcellona (Spagna), veniva tentato, con esito negativo, presso Livorno.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati: Vincenzo Cicino, Domenico Concolino, Salvatore Staiano, Guido Contestabile.