Le notifiche arrivano nell'ambito dell'inchiesta Karaburun, coordinata dalla Procura di Lamezia e dalla Dda di Catanzaro. Il traffico era gestito dalle cosche della sibaritide
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Si chiama "Karaburun", come una regione dell'Albania, e riguarda un consistente traffico internazionale di cocaina, eroina e marijuana importate in Italia da Albania, Turchia, Olanda, Spagna, Belgio, Kosovo, Macedonia, Croazia, Francia, Germania, Kosovo l'inchiesta per la quale la Dda di Catanzaro ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a 237 persone tra italiani e albanesi.
L'inchiesta è stata coordinata dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, e dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio, mentre l'avviso di conclusione delle indagini è stato trascritto dallo Guarascio e dal sostituto procuratore Alessandro Riello.
Il traffico di droga era gestito dalle cosche della sibaritide. L'associazione criminale, stando a quanto è emerso dall'inchiesta, era diretta da Francesco Abbruzzese (detto "dentuzzo") a Cassano allo Ionio; Giovanni Guidi a Corigliano Rossano; Antonio Angelo Pelle a San Luca e Roma; Massimo Albanese a Massafra (Taranto); Franco Pietro Caserta a Catania; dai fratelli Edmond e Alfred Beqiri e Ndue Sokoli nella Sibaritide; da Jahi Abdul a San Luca e, sull'intero territorio nazionale, da Prine Dobroshi e da Arben Velikp. Altri due indagati, Mareglen Halka e Kaplianaj Fathbard, avrebbero svolto la loro attività criminale a Massafra, Catania, Bari e Pordenone.
Tra le accuse contestate agli indagati dalla Procura di Lamezia e dalla Dda vi è anche quella di avere prodotto e commercializzato illecitamente una mistura di paracetamolo e nitro caffeina, colorata artificialmente e usata per tagliare l'eroina.