La prima commissione apre l'istruttoria dopo la richiesta di AreaDg-Md. Intanto il procuratore di Catanzaro "programma" il suo futuro
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Nel Distretto giudiziario di Catanzaro, si registra un’aria pesante. Nei mesi scorsi si è respirato un clima teso nel processo Rinascita Scott, soprattutto dopo la fissazione dell’udienza al Riesame per il ricorso proposto dalla Dda di Catanzaro nei confronti di Giancarlo Pittelli, “reo”, a dire dei pm antimafia coordinati dal procuratore capo Nicola Gratteri, di aver violato le prescrizioni, avendo avuto un colloquio non autorizzato con una troupe di Mediaset. Da qui n’è nato uno scontro a carte bollate che è arrivato sino a Palazzo dei Marescialli, con la richiesta del gruppo di AreaDg-Magistratura democratica, in questi giorni in Calabria per un tour dal sapore elettorale, in vista di ottobre, di aprire una pratica a tutela del procuratore capo Nicola Gratteri e dei magistrati della procura di Catanzaro, tirati in ballo dalla Camera Penale di Catanzaro, intervenuta a “difesa” del collega Pittelli. Richiesta che il Comitato di Presidenza del Csm, presieduto dal vicepresidente David Ermini (e composto anche dal primo presidente della Cassazione Pietro Curzio e dal procuratore generale Giovanni Salvi) ha trasmesso alla prima commissione, la quale ha dato il via all’istruttoria, al fine di tutelare l’indipendenza e la serenità delle toghe operanti nel capoluogo di Regione.
L’altra attività da definire è quella riguardante il “caso Cosenza”, con ulteriori approfondimenti che la prima commissione dovrà fare per sullo scontro Cozzolino-Manzini. Ma ci sono altre gatte da pelare di non poco conto, riconducibili ad eventi di natura disciplinare avvenuti dal 2018 al 2020 nell’area circondariale di Cosenza.
Gratteri tra la procura di Napoli e la tentazione Csm
Nei giorni scorsi, il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha parlato del suo futuro, sia in termini personali che dal punto di vista investigativo. Com’è noto, il Plenum del Csm ha scelto Giovanni Melillo per guidare la procura nazionale antimafia. Decisione che ha fatto scattare una sollevazione popolare, ancor di più roboante dopo le notizie su un possibile attentato contro il magistrato di Gerace. Gratteri, il cui mandato scadrà nel 2024, si sta guardando attorno. Il nostro network ha anticipato una sua possibile destinazione (Plenum permettendo): la procura di Napoli. Per questo incarico, che ancora deve essere bandito dalla quinta commissione del Csm, sono pronti a concorrere anche l’ex procuratore capo di Roma, Michele Prestipino, ora procuratore aggiunto nella Capitale, il procuratore capo di Lecce, Leonardo Leone De Castris, diversi procuratori aggiunti attualmente in servizio a Napoli, e il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato. Ma c’è chi dice che possa presentare domanda anche il procuratore aggiunto della Dna, Giovanni Russo.
La seconda opzione, che dal punto di vista temporale diventa in realtà la prima, è quella dell’elezione nel rinnovato Consiglio Superiore della Magistratura. Il mandato dei consiglieri laici e togati di Palazzo dei Marescialli scadrà il prossimo 25 settembre, ma tutti attendono, prima di organizzare le liste, la legge elettorale con cui si andrà al voto. Una cosa, però, è certa: Nicola Gratteri è fortemente tentato nel fare questa esperienza (come ha confermato a “Otto e mezzo” su La7). Come? Ovviamente come indipendente, con l’obiettivo di intercettare buona parte del dissenso interno alle toghe, espresso in modo tacito e indiretto nello sciopero indetto dall’Associazione nazionale antimafia. Il procuratore capo di Catanzaro potrebbe contare su un bacino di consensi soprattutto nelle procure del Meridione, supportato anche dall’area di “Autonomia e Indipendenza”, la corrente associativa fondata da Piercamillo Davigo e portata avanti oggi da Sebastiano Ardita e da altri due componenti togati del Csm.
Nell’ultima votazione, che aveva sancito gli ingressi dell’ex pm antimafia Nino Di Matteo, vicino alle posizioni di Gratteri, e del magistrato Antonio D’Amato, iscritto a “Magistratura indipendente”, erano serviti oltre mille voti per prendere il posto dei consiglieri dimissionari a causa del “caso Palamara”. Infatti, Di Matteo nel 2019 aveva preso 1148 voti, mentre D’Amato ne aveva conquistato 1460. Gratteri, dunque, potrebbe essere il secondo magistrato ad ambire a far parte del Csm, senza aver mai aderito a una corrente associativa. Il primo fu Di Matteo.
Per Luca Palamara il “sistema” ancora esiste
“Sistema delle correnti” che, come ha spiegato Palamara al nostro network, a margine della presentazione a Cosenza del suo secondo libro, scritto insieme ad Alessandro Sallusti, si rigenera per mantenere inalterati i giochi di potere. “Io ho un dovere: quello di raccontare come funzionano i meccanismi interni alla magistratura. Lo dovevo perché avendo ricoperto cariche e incarichi importanti, sentivo la necessità di chiarire e raccontare come funzionano il meccanismo delle nomine e come funzionano i processi della magistratura. Il Sistema? Il sistema esiste perché tende ad auto-difendersi ed a auto-proteggersi, tende soprattutto a non rinunciare ai suoi privilegi. Tolto un protagonista delle correnti, a quel protagonista ne subentra un altro. Finché il Csm funzionerà in questo modo è fisiologico cercare degli accordi per raggiungere delle spartizioni cosiddette correntizie che sono le vere dominatrici nel mondo interno della magistratura”.