L’imputato dà in escandescenze in Tribunale a Vibo minacciando pesantemente il pm ed il presidente del Collegio, scagliandosi poi contro la polizia penitenziaria ed i carabinieri
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Ergastolo. Questa la pena inflitta dal gup del Tribunale di Vibo Valentia, Giovanni Garofalo, nei confronti di Francesco, detto Ciko, Olivieri, di 33 anni, imputato per i gravissimi fatti di sangue del maggio scorso fra Nicotera e Limbadi. Il giudice ha accolto in pieno la richiesta del pm della Procura di Vibo Valentia, Concettina Iannazzo, che al termine della requisitoria nel processo svoltosi con rito abbreviato aveva chiesto il massimo della pena. Una richiesta non andata giù all’imputato che dalla gabbia ha pesantemente inveito contro il pubblico ministero e poi contro il presidente Giovanni Garofalo minacciandoli persino di morte, arrivando poi a sfondare a calci la rete di separazione fra le due gabbie presenti nell’aula del Tribunale di Vibo Valentia. All’intervento degli agenti della polizia penitenziaria, Ciko Olivieri ha cercato di prendere ad uno di loro la pistola,strattonando anche i carabinieri e le guardie giurate intervenute. Una vera e propria furia, tradotta poi in carcere senza assistere all’arringa del suo difensore, Francesco Capria, che si è concentrato sulle risultanze di una perizia medico legale finalizzata a dimostrare l’incapacità di intendere e volere. Richieste non andate a buon fine, attesa la sentenza di condanna all’ergastolo da parte del giudice che ha altresì interdetto l’imputato dai pubblici uffici, oltre a condannarlo alle pene accessorie ed al risarcimento dei danni alle parti civili d a liquidarsi in separata sede. Francesco Olivieri, detto “Ciko”, è stato ritenuto responsabile di omicidio aggravato dalla premeditazioneper aver esploso a Nicotera l’11 maggio dello scorso anno tre colpi di fucile nei confronti di Michele Valerioti (in foto).
Nei confronti di Giuseppa Mollese, sempre a Nicotera, è stato invece sparato un solo colpo di fucile che ha attinto la vittima alla regione mammaria destra, cagionandone anche in questo caso la morte. Contestata pure qui l’aggravante della premeditazione nel reato di omicidio. Tentato omicidio,aggravato dalla premeditazione, era poi l’accusa mossa a Francesco Olivieri per i due colpi di fucile esplosi a Limbadi nei confronti di Vincenzo Timpano (alias “Scarcella”) che ha però reagito prontamente riuscendo ad evitare i proiettili per poi scagliarsi contro il suo aggressore con una lastra di legno del separè del bar, mentre Francesco Olivieri era intento a ricaricare il fucile. Detenzione illegale e porto in luogo pubblico di un fucile non meglio specificato, in quanto mai ritrovato, era quindi l’ulteriore contestazione mossa nei confronti di Francesco Olivieri. Lesioni personali, aggravate dall’uso di un’arma - per l’esplosione di più colpi di fucile nel bar di Limbadi che per errore hanno ferito al polso destro (con proiettile ritenuto in sottocute e rimosso chirurgicamente) Pantaleone Timpano - era invece l’altra contestazione mossa nei confronti dell’imputato che doveva rispondere anche di lesioni personali aggravate per aver spinto con forza a terra Francesca Vardè (facendola cadere rovinosamente) in occasione dell’esplosione dei colpi di fucile all’indirizzo del marito Michele Valerioti. Contestato infine a Francesco Olivieri anche il reato di danneggiamento per aver esploso a Limbadi numerosi colpi di fucile in direzione della porta di ingresso dell’abitazione e dell’autovettura Volkswagen Polo di proprietà di Francesco Timpano, più un colpo di fucile a Nicotera all’indirizzo della saracinesca del locale commerciale di proprietà di Maria Teresa Campennì, denominato “Il Capriccio”. Danneggiamento l’accusa anche per i numerosi colpi di fucile esplosi in direzione della Peugeot 106 di proprietà di Cesare Taccone a Nicotera, più due colpi di fucile in direzione dell’insegna del locale ristorante-pizzeria “Il Castello” di proprietà di Francesco Mollese. La furia omicida, stando al racconto di Francesco Olivieri, sarebbe stata mossa dalla volontà di vendicare il fratello Mario ucciso nel 1997. Al termine della lettura della sentenza il pm Concettina Iannazzo ha chiesto ed ottenuto dal giudice la trasmissione al suo ufficio del verbale di udienza al fine di valutare e procedere per tutti i reati emersi oggi nel corso dell’udienza a seguito del comportamento tenuto in aula da Ciko Olivieri, già protagonista la settimana scorsa in carcere a Cosenza di un gravissimo episodio quando si è scagliato contro un agente della polizia penitenziaria arrivando a sferrargli un pugno ed a spegnergli un mozzicone di sigaretta in faccia.