All’indomani della scadenza dell’ultimatum imposto dal vescovo Luigi Renzo riguardo alla riforma dello Statuto della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, arrivano le drastiche decisioni prese dal presule nei confronti dell’Ente con sede a Paravati: la revoca del decreto di religione e di culto data anni fa dall’allora vescovo Domenico Cortese. Una presa di posizione drastica che fa sì che all’interno della Fondazione sia da oggi stesso vietato: “Organizzare pubbliche attività di religione e di culto di qualsiasi natura, dentro e fuori la sede; di utilizzare per qualsiasi attività di pastorale e culto pubblico la chiesa “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, non ancora consacrata; di raccogliere offerte in eventuali pubbliche celebrazioni liturgiche che, in ogni caso, dovranno organizzarsi solo ad opera della parrocchia “Santa Maria degli Angeli” in Paravati, unica ad essere titolata per qualsiasi attività di religione e culto (processioni, sante messe, e quant’altro) nel proprio territorio; di conservare il Santissimo Sacramento e di celebrare la santa messa nella casa per anziani “Monsignor Pasquale Colloca”, compresa l’annessa aula polifunzionale, revocando ogni facoltà precedentemente concessa”.

 

 Nel decreto di revoca promulgato nella giornata di oggi, il presule miletese fa, tra l’altro, rilevare alla Fondazione l’obbligo di attenersi “sub gravi” “alle disposizioni emanate da Papa Francesco nel recente Motu propriu “Maiorem ac dilectionem” (11 luglio 2017) in cui, all’articolo 36, è stabilito che sono proibite nelle chiese le celebrazioni di qualunque o i panegirici sui Servi di Dio, la cui santità di vita è tuttora soggetta a legittimo esame. Ma anche fuori dalla chiesa bisognerà astenersi da quegli atti che potrebbero indurre i fedeli a ritenere a torto che l’inchiesta, fatta dal vescovo sulla vita e sulle virtù, sul martirio o sull’offerta della vita del Servo di Dio, comporti certezza della futura canonizzazione dello stesso Servo di Dio”. Un chiaro riferimento a Natuzza Evolo, di cui è in corso la causa di canonizzazione. Nel decreto di revoca, monsignor Renzo sottolinea che entro 30 giorni dalla data di oggi provvederà a trasmetterlo al Ministero dell’Interno per gli opportuni adempimenti civili, alla Nunziatura in Italia e alla Segreteria di Stato Vaticano, “già coinvolte nella vicenda, e infine alla Segreteria Generale della Cei “per la dovuta informazione”.  

 

Giuseppe Currà