Alta tensione alla tendopoli di San Ferdinando, con un gruppo di migranti che ha continuato a protestare – anche danneggiando una parte della struttura - rivendicando il diritto ad avere il bonus elargito a chi è costretto a non lavorare per l’emergenza coronavirus. La mattinata era cominciata con la “resa” della Protezione civile regionale, costretta a riportare nella sede di Germaneto la cucina da campo che ieri aveva tentato di installare per fornire dei pasti caldi agli ospiti, che avevano impedito le operazioni di montaggio.

La versione della sindacalista Logiacco

Un corto circuito tra migranti, mediatori culturali, il Comune la Regione che non è riuscita a rendere meno duro l’isolamento da coronavirus. Secondo Celeste Logiacco, segretaria comprensoriale della Cgil, «ci sono state della false notizie che hanno portato una minoranza dei migranti a ritenere che anche i 2 milioni di euro di recente stanziati dalla Regione contro il caporalato potessero essere divisi direttamente agli stranieri».   

Cecè Alampi, responsabile della Caritas diocesana e organizzatore della distribuzione dei pasti alla tendopoli, conferma che «non è la prima volta che gli stranieri rifiutano la cucina da campo, per cultura loro preferiscono prepararsi da soli i cibi che molto spesso dipendono anche dal credo religioso». Dunque, non esiste alcun privilegio che i migranti avrebbero voluto ottenere per l’isolamento a cui sono sottoposti per non favorire l’allargamento del contagio, ma più che altro si è trattato di una mediazione fallita per via di una disinformazione che non è stata prontamente rintuzzata.

Intervengono le forze dell'ordine

Verso mezzogiorno la tensione è tornata a salire, un gruppo di africani ha messo a soqquadro l’ufficio che fa da filtro agli ingressi. Si è temuto il peggio, da qui l’intervento massiccio dei poliziotti del commissariato di Gioia Tauro – e dei colleghi del reparto Mobile in tenuta antisommossa – dei carabinieri della Stazione di San Ferdinando e dei finanzieri della Compagnia gioiese.  Non ci sono incidenti. Ma solo una manifestazione più dura dello Stato, qualcosa di inedito nell’emergenza della pandemia mondiale.

Nel pomeriggio il clima si è rasserena, i migranti sono rientrati nei ranghi. È trascorsa un’altra giornata difficile, ma tutti qui sono convinti che tra i malintesi del virus vi è anche la rabbia degli ultimi – di chi è più “isolato” di altri contro il contagio - pronta a riesplodere.