TERRAMARA | Così il clan Sposato pretendeva di avere il controllo sui vivi e sui morti

Nelle mire della cosca di Taurianova c’era l’appalto sul cimitero di Iatrinoli. Voleva ottenere l’appalto e gestire la vendita dei loculi e delle cappelle. L’ex sindaco Romeo si oppose: «La gente non era padrona neppure di morire, mi avrebbe maledetto»
di Consolato Minniti
12 dicembre 2017
18:02

«Volevano avere potere sulla vita e sulla morte a Taurianova». Così il dirigente della Squadra mobile, Francesco Rattà, descrive con grande efficacia gli interessi del clan Sposato per l’appalto del cimitero di Iatrinoli, frazione di Taurianova, tramite il sistema del project financing. Il progetto prevedeva la gestione privata per alcuni decenni del cimitero, con l’onere per il soggetto aggiudicatario di dover finanziare i lavori di realizzazione dell’opera e il diritto all’incasso dei proventi derivanti dalla gestione e dalla successiva vendita dei loculi e delle cappelle. Insomma, gli Sposato volevano nelle loro mani il business dei morti, per dettare legge anche su di loro.

 


Le accuse dell’ex sindaco e del fratello

A puntare l’indice contro gli Sposato è addirittura l’ex sindaco Domenico Romeo, proprio colui il quale questa mattina è finito in cella con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. «Non certo uno stinco di santo», lo hanno definito gli inquirenti. Ma ciò non gli ha impedito di saggiare anche lui – direttamente – cosa significasse lasciare mano libera agli Sposato all’interno del Comune. Romeo, infatti, ritenne di non dare seguito alla richiesta del clan di portare avanti il progetto, nonostante pressioni su di lui e sui familiari con minacce e plurimi atti di danneggiamento. «Voleva almeno salvare la faccia verso l’esterno», riferiscono gli inquirenti. Le parole di Domenico Romeo e di suo fratello Antonio, vanno verso una direzione precisa: l’opposizione della nuova giunta comunale al progetto degli Sposato – accolto invece dal precedente sindaco Rocco Biasi che aveva accolto la proposta avanzata al Comune da due privati di realizzare l’opera senza bandire una gara ad evidenza pubblica – aveva innescato le intimidazioni ai loro danni. Di più, sempre secondo Antonio Romeo, Francesco Sposato promise addirittura 500mila euro a suo fratello in caso di aggiudicazione dell’appalto. Soldi che sarebbero stati versati dai cugini Carmelo e Giuseppe Sposato. L’ennesimo rifiuto determina poi la disgregazione della maggioranza. Anche Domenico Romeo parla con gli inquirenti, ma omette di riferire della riunione nella casa del padre Marcello, con esponenti della famiglia Sposato.

 

Le intercettazioni svelano i retroscena

Oltre al racconto dell’ex sindaco, ci sono anche le intercettazioni captate su un’autovettura a far comprendere agli investigatori cosa accade nel 2009, quando poi la Giunta Romeo finisce anzitempo il suo percorso. Essa si dissolve proprio per scelta del sindaco. «Quello che volevano loro a me mi arrestavano – dice nell’intercettazione il sindaco – allora voglio dire con una scusa qualsiasi dicendo che volevo cacciare a quello e a quest’altro mi hanno mandato a casa con l’intento di candidare un altro a sindaco per fare quello che volevano. O tu pensi – dice rivolgendosi all’interlocutore . che per davvero se ne sono andati a casa perché io volevo togliere a Ciccio Terranova (all’epoca vicesindaco, ndr). Non manca l’attacco anche al suo ex assessore, Francesco Sposato: «Non era cazzo tuo… ti ho valorizzato ma eri il padrone ti avevo fatto diventare il padrone del Comune e dietro le spalle mi pugnalava… dietro le spalle mi pugnalava… cioè stiamo scherzando senza nessuna scusante non c’è niente è inutile che tu… c’è un detto che dice è inutile che tu lavi l’asino, perdi l’acqua e il sapone… sempre asino è!».

 

«Mi avrebbero maledetto per tutta la vita»

Domenico Romeo inizia a preoccuparsi quando Carmelo Sposato, cugino dell’assessore, si presenta al Comune dicendo che «per il pane lui non guarda in faccia a nessuno!». Il sindaco ha allora la chiara percezione della deriva che sta prendendo l’affaire del cimitero, su cui gli Sposato non mollano la presa. Ma Romeo è anche un politico e sa bene cosa sarebbe accaduto: «Ah arrivavano loro e non solo poi tutti i lavori che avrebbero fatto, volevano stabilire il prezzo su tutte le cose… la gente mi avrebbe maledetto per tutta la vita!». Romeo è assolutamente genuino e afferma nell’intercettazione che la cittadinanza taurianovese avrebbe perso qualunque tipo di autonomia di scelta, tanto che «non aveva neanche la padronanza di morire che gli avrebbe dovuto chiedere il permesso a loro».

Lavori di notte senza autorizzazione

Accade poi nel 2010, che dopo un nubifragio abbattutosi su Taurianova, si creano delle difficoltà alla circolazione stradale. Senza alcuna autorizzazione da parte del Comune, il sindaco spiega al suo interlocutore, come avesse notato i mezzi meccanici delle ditte della famiglia Sposato, già all’opera: «MI ricordo che alle 3 di mattina sono andato lì ed ho trovato le ruspe degli Sposato questo e quest’altro». E non certo per generosità, ma per la volontà di accaparrarsi subito i lavori in questione.

Consolato Minniti

Giornalista
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