Nello scontro a fuoco di 46 anni fa persero la vita anche Rocco Avignone e il suo nipote ventenne Vincenzo. Nel processo lo Stato non si costituisce parte civile
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È in corso un summit di ‘ndrangheta al quale partecipano undici esponenti di spicco della Piana di Gioia Tauro, intenti a discutere dei subappalti del promesso Quinto Centro Siderurgico di Gioia Tauro e a decidere spartizioni delle tangenti e nell’indotto degli investimenti immobiliari. Siamo nella contrada Razzà di Taurianova ed è il primo aprile 1977.
La riunione in corso è nel casolare di proprietà del pregiudicato Francesco Petullà. Fuori sostano alcune autovetture, tra cui spicca quella di Girolamo Albanese, un altro pregiudicato della zona noto per avere favorito numerosi latitanti. Questo lo scenario che desta l’attenzione dell’appuntato Stefano Condello (47 anni) e dei carabinieri Vincenzo Caruso (27 anni) e Pasquale Giacoppo (24 anni), in servizio nell’aliquota Radiomobile della compagnia di Taurianova.
I militari dell’Arma si fermano a controllare. Quella scelta dettata dal dovere ha un'epilogo drammatico. Il sospetto che in quel casolare stia accadendo qualcosa si rivela più che fondato. La scoperta di quel summit da parte dell’Arma scatena un violento scontro a fuoco in cui quattro persone rimangono uccise. Tra queste anche i militari dell’arma Stefano Condello, originario di Palmi nel reggino, e Vincenzo Caruso, originario di Niscemi in provincia di Caltanissetta. Ieri, nel giorno del 46° anniversario la solenne commemorazione a Taurianova.
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