La requisizione come da disposizioni della Protezione civile, la richiesta di dissiquestro, la lettera di fuoco inviata alle dogane per non sottoporre più a requisizione le merci di Medtronic, una multinazionale americana leader delle tecnologie medicali che ha una sede produttiva a Mirandola, in provincia di Modena. La motivazione: "superiori interessi nazionali".

Protagonosta della vicenda raccontata da Report è il commissario per l'emergenza nominato da Conte Domenico Arcuri. Originario di Melito Porto Salvo, in Calabria, l'amministratore delegato di Invitalia in un primo momento dà il via libera alla decisione di requisire una grande partita di tubi per respiratori fermata alle Dogane al porto di Prà

Genova. È il 27 marzo. Sono i giorni di massima emergenza per la sanità in Italia e quei materiali requisiti, fondamentali per le terapie intensive, vengono consegnati al deposito dell'ospedale San Martino in Liguria. Ma Arcuri cambia idea. Il 30 marzo chiede prima di riconsegnare la merce all'esportatore. Poi, quando capisce che è troppo tardi (il carico è già stato distribuito) il primo aprile scrive una lettera alle dogane e la invia per conoscenza ai massimi funzionari della Farnesina e di Palazzo Chigi. Si chiede, "pro futuro", di non sottoporre più a requisizione le merci di Medtronic per «indifferebili e superiori interessi nazionali»

«I pezzi di ricambio dei ventilatori sono beni essenziali, ho il dovere di verificare che sul territorio esistano e in una quantità sufficiente, mi sarò sincerato che dal primo aprile siano stati sufficienti per non bloccare le esportazioni all'estero» - ha dichiarato Arcuri a Report. 

Ma non è d'accordo il direttore amministrativo ospedale San Martino Genova: «Avevamo bisogno di quei ricambi. Arrivavano con il contagocce».

Insomma una vicenda che pone diversi punti interrogativi. Quali sono gli indifferibili e superiori interessi nazionali? Quali interessi sono superiori alla salute dei cittadini?