Davanti al gip l’allevatore cinquantenne respinge le accuse mosse dalla figliastra. Ecco cosa c’è nel video realizzato dalla minore con il telefonino (ASCOLTA L'AUDIO)
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Michele M. respinge ogni accusa, nega tutte le nefandezze che gli vengono contestate. L’allevatore paolano di 50 anni ha affrontato oggi l’interrogatorio di garanzia, step successivo al suo arresto avvenuto venerdì scorso su presupposti terribili: è sospettato, infatti, di violenza sessuale sulla figliastra minorenne, di porto abusivo di armi e poi di una serie di maltrattamenti a moglie e figli che sembrano tratti da un romanzo dell’orrore. Il punto è che, per il diretto interessato, proprio di questo si tratta: di un romanzo. Davanti al giudice, l’uomo ha provato a descrivere un quadro totalmente diverso da quello rappresentato dalle presunte vittime, in particolare dalla quindicenne sua grande accusatrice.
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Dai racconti della moglie e dei figli minorenni – una avuta con il primo marito e due con l’attuale indagato – emerge il profilo di un padre padrone, che schiavizzava i bambini costringendoli a lavorare dall’alba fino a quasi mezzanotte, sadico, manesco e aduso all’utilizzo del bastone. La parte più sordida della vicenda, però, è quella delle violenze sessuali di cui si sarebbe macchiato e che, a detta della sua figliastra, cominciano quando lei ha appena dieci anni. Agli atti c’è un video realizzato proprio da lei che, nelle intenzioni, doveva documentare l’ultimo abuso subito dal patrigno-aguzzino prima dell’arresto. Nel filmato si vede l’adolescente intenta a slacciargli la cintura con una mano mentre con l’altra regge il telefonino. È lei a riprendere la scena, se ne ha contezza un attimo dopo, quando rivolge verso di sé la telecamera, inquadrandosi in volto. La registrazione finisce così, di più c’è solo un dettaglio quantomeno singolare che vale da premessa: il cellulare utilizzato appartiene all’attuale indagato e dopo aver completato il video, la sua figliastra lo invierà sull’apparecchio di sua madre. Una dinamica che sembra confermare il racconto della minore, almeno nella parte relativa al piano organizzato in precedenza dalle due donne.
Delle sevizie a cui era sottoposta da anni, infatti, la ragazza sostiene di averne parlato solo in tempi recenti con sua mamma. Quest’ultima, però, si sarebbe mostrata scettica, le avrebbe chiesto una prova a sostegno di quelle accuse. E così, di comune accordo, decidono di girare quel video. «Quale madre chiederebbe una cosa simile alla propria figlia?». Alla domanda retorica posta in aula da uno dei difensori, l’avvocato Gino Perrotta, non è associata per ora alcuna risposta, solo dubbi alimentati da una storia che per certi versi si ripete: il precedente marito della donna, infatti, era stato arrestato per maltrattamenti, sempre su denuncia dell’allora consorte. Non è l’unica zona d’ombra di questa vicenda, considerato che durante l’udienza Michele M. ha tentato di ribaltare completamente il quadro. Sostiene di essere stato incastrato, di essere vittima di una congiura. A suo dire, era la ragazza che negli ultimi tempi gli si avvicinava con insistenza.
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Il gip gli darà credito? Si tratta dello stesso magistrato che 72 ore fa ha dato il via libera al suo arresto e a tal proposito ancora l’avvocato Perrotta e il codifensore Luigi Bottino hanno espresso disappunto per la «patente di credibilità» assegnata alla parte offesa, a loro avviso in modo troppo sbrigativo e «senza alcuna verifica». Entrambi hanno chiesto una misura cautelare meno afflittiva per il loro cliente. Secondo loro possono andar bene gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico, dato che, con le parti offese ormai lontane dalla Calabria, non sussiste alcun pericolo di reiterazione del reato. A tal proposito si è in attesa di una decisione da parte del gip. Di certo c’è che per sciogliere la sua riserva basteranno poche ore. Per decifrare tutti i misteri che ancora avvolgono questa storia, invece, ci vorrà molto più tempo.