Scrive “Salvini vattene” per farsi ridipingere il muro: è satira ma Repubblica ci casca

La testata si imbatte in un articolo de “Lo statale jonico” e lo riporta tra gli esempi di protesta contro il ministro dell’Interno. Ma la notizia non è vera

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di Redazione
15 maggio 2019
13:34
La scritta in questione
La scritta in questione

È diventato lo sport nazionale degli ultimi giorni. Stiamo parlando degli striscioni contro Salvini che stanno spuntando come funghi su ogni balcone d’Italia. Partiti come forma di protesta nei confronti del ministro dell’Interno, in poche ore sono diventati una gara a chi scrive la frase più simpatica, ironica o creativa.

 


E fu così che anche una testata autorevole come Repubblica, alla ricerca degli slogan più significativi, si imbatté in un clamoroso abbaglio, quello fornito da “Lo statale jonico”, celebre sito calabrese di satira su usi e costumi degli abitanti della punta dello Stivale.

 

Nell’articolo “Salvini e il boomerang degli striscioni: «Matteo togli anche questi»”, pubblicato questa mattina sulla versione online del quotidiano, viene citato anche «il caso di chi fa scritte di protesta sui muri per farsi rifare la facciata di casa. È successo a Reggio Calabria, dove un signore ha scritto sul muro di casa sua “Salvini vattene”, al solo scopo di frasi dipingere la facciata dai vigili del fuoco, come racconta il sito “Lo statale jonico.it”».

 

Un episodio talmente surreale da sembrare vero, considerando anche la reputazione di cui noi calabresi godiamo nel resto d’Italia. Peccato (per Repubblica) che il pezzo citato sia, appunto, figlio della mente geniale dei gestori del sito, e corrispondente all’articolo “Scrive ‘Salvini vattene’ sulla facciata di casa per farsela rifare gratuitamente dai vigili del fuoco”.

 

La svista è stata poi notata dai redattori di Repubblica che hanno subito corretto il tiro: «In una prima versione di questo pezzo avevamo pubblicato un contenuto ripreso da un sito satirico locale. Abbiamo corretto e ci scusiamo con i lettori per l'errore». Ma l’errore non è sfuggito nemmeno ai responsabili dello Statale che con un post su Facebook hanno commentato con il loro consueto humor: «Quel momento in cui La Repubblica ti cita come fonte autorevole, ma il sogno dura poco».

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