Soumaila Sacko, il giovane migrante ucciso nel vibonese dal 29 giugno riposa nel cimitero di Sambacanou, in Mali, dove la salma è stata riportata nella sua terra natia grazie alla mobilitazione attivata dall’Unione Sindacale di Base, il sindacato di cui faceva parte. Cinquantuno mila euro sono stati raccolti e oggi in conferenza stampa, a Reggio Calabria, è stato Abubakar Soumahoro, della dirigenza nazionale, a esporre i dettagli della straordinaria gara di solidarietà. Rimane alta,da parte dell’Usb, l’attenzione sulla condizione dei braccianti della piana di Gioia Tauro. Il sindacato chiede infatti, un incontro al governatore Oliverio sia per discutere dell’inserimento lavorativo che di quello abitativo dei quasi 900 migranti distribuiti tra la baraccopoli e la tendopoli di san Ferdinando.

La lettera della famiglia di Sacko

Durante l’incontro Abubakar Soumahoro ha letto il messaggio che la famiglia di Soumaila Sacko ha fatto giungere al sindacato. «Non fermate la vostra lotta per la verità e la giustizia»: recita il messaggio consegnato all’Usb dai familiari durante i funerali tenuti a Sambacanou, nella Regione di Kayes, in Mali. «Vogliamo ringraziare innanzitutto l’unione sindacale di base, recita il testo, e ringraziamo con voi tutte le persone che hanno manifestato il loro messaggio di cordoglio e di solidarietà in questi giorni di dolore. Quante persone vengono uccise o fatte morire in giro per il mondo come è accaduto a nostro figlio Soumaila? La sua morte è servita a farci capire che in Italia ci sono uomini e donne che insieme al vostro sindacato vogliono restituire a nostro figlio la dignità che qualcuno ha voluto strappargli. Sappiamo che Soumaila non tornerà più, continua la lettera, ma siamo convinti che vada portata avanti la lotta affinché verità e giustizia siano ristabilite. Nostro figlio, che lascia una figlia di 5 anni e una moglie, era una persona sempre disponibile e pronto a stare dalla parte degli ultimi. Abbiamo capito grazie a voi che esistono ancora lavoratori e lavoratrici sfruttati in condizioni disumane, ragion per cui vi chiediamo di non fermarvi e di lottare per queste donne e uomini. Riponiamo tutta la nostra fiducia nel vostro lavoro e nella vostra lotta affinché insieme si possa portare avanti la ricerca di verità e giustizia per Soumaila Sacko. Non fermatevi, non fermiamoci, perché- concludono i familiari di Soumaila Sako- vanno tutelati gli amici di Soumaila che erano con lui quando è stato assassinato, perché va tutelata la memoria di nostro figlio, perché le sue battaglie non muoiano con lui. Chiediamo verità e giustizia».