Il pool di avvocati richiama una direttiva europea in cui si fa presente di intervenire se la situazione «fa pensare alla probabilità di un pericolo».
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Gli avvocati del pool che gratuitamente assiste alcuni familiari di vittime del naufragio di Steccato di Cutro, hanno depositato alla Procura di Crotone, una memoria a cui sono allegati anche alcuni documenti quali la direttiva del 2005 dell'allora ministro dell'Interno Pisanu sul fenomeno migratorio in cui si parla di «monitorare il barcone, soccorso solo in caso di pericolo imminente».
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Viene poi richiamata una direttiva Ue del 2014 - «le fonti del diritto non si allegano» spiega l'avv. Francesco Verri - in cui alla fase 3, del pericolo, si fa presente di intervenire se la situazione «fa pensare alla probabilità di un pericolo».
Nella memoria, i legali del pool propongono ai magistrati alcune direttrici su cui muoversi nell'ambito del secondo filone d'indagine - al momento senza ipotesi di reato e contro ignoti - relativo a eventuali lacune nella catena dei soccorsi. «Abbiamo indicato i fatti noti - ha spiegato l'avv. Verri - a cominciare dalla segnalazione Frontez, abbinandoli a norme e procedure e anche a casi precedenti. Non sarebbe stata la prima volta per Guardia di finanza e Guardia costiera uscire insieme in mare. Era già successo il 9 settembre 2020 quando andarono a recuperare un barcone con 97 persone a bordo, conducendolo in porto. Era era una situazione paragonabile, in periodo estivo con mare forza 5. Invece, a febbraio, con mare forza 4 e acque gelide non è stato fatto lo stesso intervento. Adesso restiamo in attesa degli accertamenti che la Procura deciderà di svolgere e di eventuali sviluppi».