L’acqua del Menta è ormai pronta a sgorgare dai rubinetti delle case di Reggio Calabria. Ci sono voluti quasi 50 anni. Adesso, però, le opere infrastrutturali sono complete e già da qualche mese l’acqua ha riempito l’invaso del potabilizzatore di Armo.
Mancava ormai solo la certificazione della potabilità delle acque da parte dell’Autorità sanitaria prima di far entrare in funzione il tutto. Anche questo ultimo ostacolo è stato rimosso, così come annunciato attraverso un comunicato firmato congiuntamente dal governatore della Calabria Mario Oliverio e dal sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà: «L’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria ha trasmesso a Sorical, , la certificazione per l'utilizzazione dell'acqua per uso umano del sistema idrico della Diga sul Menta. Il provvedimento, atteso da diverse settimane, consente l’apertura dei rubinetti che porteranno, già nelle prossime settimane, l’acqua del bacino idrico nella rete urbana di Reggio Calabria».

 

Una storia iniziata nel 1968

Verrebbe da dire: finalmente! Ma i reggini, scaramantici, attendono il giorno della verità. Troppi intoppi e troppi rinvii hanno caratterizzato la storia della diga per poter convincerli a cedere a facili entusiasmi. Basti pensare che questa storia è cominciata nel 1968 quando la Cassa del Mezzogiorno affidò la progettazione dell’invaso. Nel 1985 la posa della prima pietra e 15 anni dopo, nel 2000, la conclusione dello sbarramento. Da allora altri 18 anni per arrivare a completare tutte le infrastrutture necessarie per una spesa che supera i 250 milioni di euro e che si è praticamente decuplicata rispetto alle stime iniziali. E manca ancora all’appello, almeno secondo il progetto, la centrale idroelettrica.

 

Mai pronta ma inaugurata più volte

La cautela non è mai troppa, dunque, quando si parla di diga sul Menta. La conclusione dei lavori dell’invaso è stata annunciata almeno quattro volte nelle ultime tre legislature regionali. Vero recordman della specialità è Agazio Loiero, amministrazione di centrosinistra, che annunciò la conclusione dei lavori nel 2008, nel 2009, arrivando perfino a inaugurarla, con una specie di passerella elettorale, nel 2010 proprio in piena campagna per le regionali.
Elezioni che poi videro il trionfo di Giuseppe Scopelliti, anche lui governatore che si è dedicato alla diga. C’è da dire anche con qualche risultato. Nel 2011 Scopelliti, favorito dalla presenza al governo del centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, ottenne un finanziamento ulteriore di 12 milioni di euro per il completamento della diga sul Menta. Anche lui annunciò l’inaugurazione due volte durante la sua permanenza al governo della Regione. Ovviamente senza esito.
Sulla stessa falsa riga dei predecessori si sono mossi anche Mario Oliverio e Giuseppe Falcomatà che fin dal loro insediamento hanno annunciato come imminente l’inaugurazione. In effetti a loro due rimaneva la parte finale dei lavori. La Regione, nel 2015, è riuscita a reperire ulteriori 25 milioni per realizzare l’opera di bypass indispensabile per lo sfruttamento idropotabile.

 

Tutti a rivendicare la paternità

La corsa a piantare la bandierina della primogenitura sull’elefantiaca opera, dunque, è deprimente prima che inutile. Troppe le ditte fallite, i progetti bloccati, i rifinanziamenti che si sono resi necessari, per poter parlare di successo. I 40 miliardi di lire previsti originariamente dalla Cassa del Mezzogiorno rischiano di sfiorare i 300 milioni di euro quando, e se, anche la centrale idroelettrica sarà realizzata.
I reggini, dunque, prima di festeggiare aspettano guardinghi. E nelle prossime settimane attenderanno buone nuove dai propri rubinetti. Sperando che la chiusura del dissalatore e l’arrivo dell’acqua di Roccaforte del Greco possano lavare la vergogna per le intere classi dirigenti che hanno reso necessario l’impiego di mezzo secolo per costruire una diga.

Riccardo Tripepi