Rappresenta la prosecuzione dell’inchiesta “Stammer” scattata lo scorso anno, l’operazione odierna contro il narcotraffico internazionale. Le contestazioni mosse ad alcuni degli arrestati nell’operazione “Melina - Stammer 2” - come Giovanni Franzè di Stefanaconi - si legano infatti a quelle già contestate nell’operazione “Stammer” del gennaio 2017. Anche il 56enne di Stefanaconi avrebbe infatti fatto parte della compagine italiana dell’articolazione dedita al narcotraffico di cocaina con soggetti di spicco indicati in Francesco Ventrici di San Calogero Filippo Fiarè di San Gregorio d’Ippona, Grillo Antonio, Giuseppe e Pasquale di San Calogero, Pasquale e Salvatore Pititto di San Giovanni di Mileto.

La consorteria attiva nel circondario vibonese, storicamente inserita nel traffico internazionale di stupefacenti, al fine di sopperire alle richieste sempre maggiori e diversificate del mercato della droga, e considerato il protrarsi dei tempi di attesa per l’approvvigionamento della cocaina dal Sudamerica, avrebbe intessuto trattative con gli albanesi, per il tramite di sodali brindisini, funzionali all’approvvigionamento di enormi partite di marijuana.

 

 

Le importazioni di marijuana dall’Albania

Rocco Anello di Filadelfia, Fortunato Lo Schiavo di Mileto, Salvatore Paladino di Rosarno, Massimo Pannaci e Salvatore Pititto di Mileto avrebbero avuto il compito di promuovere, dirigere, organizzare e finanziare l’illecita commessa di 90 chili di marijuana da importare dall’Albania per mediazione dei sodali brindisini, unitamente al referente del sodalizio albanese. La droga è stata poi sequestrata il 28 novembre 2016 al porto di Ancona.

In una successiva occasione, gli indagati avrebbero invece organizzato l’importazione di 400 chili dall’Albania commissionato dai vibonesi direttamente al capo del sodalizio albanese. La marijuana, giunta a Milano, è stata custodita all’interno di un garage nella disponibilità del sodalizio e, dopo essere stata parcellizzata, veniva prelevata in dosi per la successiva vendita.

 

 

I ruoli

Gianfranco Contestabile e Rosario Fioretti, in rappresentanza del sodalizio pugliese, avrebbero avuto il compito di dirigere ed organizzare l’importazione. Filippo Gerardo Gentile di Zambrone, Giovanni Pastorello e Pasquale Pititto, sarebbero stati i finanziatori dell’importazione. Indrit Buja, quale referente del sodalizio albanese, giunto in Italia a garanzia dell’operazione ed ospitato dai calabresi sia a Mileto che a Milano, ove si spostava in concomitanza dell’arrivo del carico.

 

Melina Cannatà sarebbe stata di supporto logistico di Pannaci; Fortunato Baldo, Gianluca Pititto, Giuseppe Pititto con il compito di prendersi cura dell’emissario albanese in Calabria; Mario Calesse con il compito di reperire un garage per lo stoccaggio dello stupefacente giunto a Milano e provvedere alla custodia dello stesso. Giuseppe Vittorio Petullà e Antonio Massimiliano Varone, unitamente a Massimo Pannaci, con il compito di reperire potenziali avventori, ai quali vendere lo stupefacente; Cristian Burzì, Francesco Colangelo e Domenico Mancuso, nella loro qualità di acquirenti; Mancuso e Burzì anche come venditori di stupefacente già nella loro disponibilità ed approvvigionato da canali di rifornimento olandesi nelle conoscenze di Domenico Mancuso di Limbadi, alias "Micu 'Ninja", figlio del boss della 'ndrangheta Giuseppe Mancuso che sta scontando 30 anni di reclusione quale mandante degli omicidi dei boss Versace di Polistena e Chindamo di Laureana di Borrello.

I personaggi brindisini avrebbero rappresentato la testa di ponte nelle negoziazioni con gli albanesi, limitandosi a definire con gli stessi le modalità operative per garantire l’arrivo dello stupefacente, laddove l’apporto finanziario necessario all’acquisto sarebbe stato ricondotto, in maniera quasi esclusiva, ai calabresi.

 

Mileto ed i narcos albanesi

I Vibonesi avrebbero ospitato a Mileto l’emissario albanese giunto a garanzia dell’importazione; in quell’occasione, lo stupefacente commissionato veniva volutamente dirottato dalla Puglia verso il porto di Ancona, concludendo il suo viaggio a Milano dove il sodalizio vantava la presenza di accoliti utilizzati per la vendita nel circondario milanese.

 

 

L’alleanza fra i vibonesi

Salvatore Pititto di Mileto e Salvatore Paladino, alias “compare Turi”, di Rosarno, sarebbero stati ai vertici dell’organizzazione unitamente Francesco Fiarè, detto “il dottore”, figlio del boss di San Gregorio d’Ippona Filippo Fiarè (già arrestato nell’operazione Stammer con Pititto e Paladino) il quale è accusato di aver mediato l’approvvigionamento di marijuana da altri canali nella sua disponibilità, in attesa della definizione delle importazioni dall’Albania. Pasquale Pititto, al vertice dell’omonimo clan di San Giovanni di Mileto (cognato di Michele Iannello, condannato per l’omicidio del piccolo Nicolas Green) avrebbe fornito apporto finanziario al cugino Salvatore Pititto per l’acquisto dello stupefacente. Ruolo di spicco anche per Rocco Iannello di San Giovanni di Mileto. Tra i finanziatori pure Filippo Gerardo Gentile di Zambrone (già coinvolto nel 2003 nell’operazione “Dinasty”), soggetto ritenuto vicino a Massimo Pananci.

 

Immediatamente subordinati a tali soggetti vi sarebbero poi proprio Massimo Pannaci, ritenuto il “braccio destro” e il factotum di Salvatore Pititto, operando in nome e per conto di quest’ultimo in tutte le fasi prodromiche all’organizzazione delle varie partenze per la Puglia e per Milano, e Fortunato Loschiavo, consuocero di Salvatore Pititto, al quale avrebbe garantito la fornitura di automezzi funzionali allo stivaggio e trasporto dello stupefacente in arrivo.

 

 

Il circolo ricreativo di Mileto base logistica

Giovanni Pastorello e Antonio Paladino, quest’ultimo figlio di Salvatore, avrebbero invece assicurato ai due un supporto logistico, portandosi in Puglia, ove presenziavano personalmente agli appuntamenti con i brindisini. Giuseppe Pititto e Gianluca Pititto, entrambi figli di Salvatore Pititto, i quali si sarebbero occupati di smerciare la marijuana a Mileto, servendosi del circolo ricreativo “Le Iene” quale base logistica di stoccaggio e vendita, unitamente a Fortunato Baldo. Il circolo fungeva pure da supporto logistico a Salvatore Pititto. I “giovani” del sodalizio di Mileto, si sarebbero infine occupati della gestione di Indrit Buja, alias Andrea, l’emissario albanese giunto in Italia a garanzia dell’importazione ed ospitato a Mileto all’indomani dei numerosi sequestri di stupefacente.

 

Quali acquirenti della sostanza stupefacente, oltre a quelli di stanza nell’alto Jonio catanzarese, già destinatari di ordinanza di custodia cautelare per analoghi fatti accertati nel corso dell’operazione “Stammer”, ci sono ora Rosario Riccioli di Catania, soggetto tra le datate conoscenze criminali di Salvatore Pititto, Gregorio Niglia, detto “Lollo”, di Briatico, Leo Florio di Vibo Marina e Michele Piperno, in contatto con Massimo Pananci, nonché Rocco Anello, boss di Filadelfia, e Francesco Colangelo, annoverato nella schiera degli avventori di Petullà.