E' il secondo filone della precedente operazione denominata "Stammer" puntata a disarticolare un traffico internazionale di cocoina, quella che questa mattina ha portato all'arresto di 25 persone accusate di traffico di stupefacenti. Quarantasei complessivamente gli indagati, venticinque quelli che ancora non erano stati colpiti da alcuna misura: di cui 18 finiti in carcere e 7 agli arresti domiciliari. Le attività investigative condotte dal nucleo di polizia economico finanziario della Guardia di Finanza di Catanzaro con il supporto del servizio centrale di investigazioni criminalità organizzata coordinate dalla Procura distrettuale antimafia ha infatti consentito di mappare un'organizzazione con sede a Vibo Valentia dedita all'importazione e alla vendita di marijuana dall'Albania.

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Alla fonte

L'organizzazione che in un primo tempo utilizzava intermediari brindisini per approvvigionarsi dello stupefacente, da almeno un anno aveva smesso di utilizzare quel canale trattando direttamente con i cartelli albanesi. Secondo quanto riferito in conferenza stampa, i cambiamenti nelle modalità di acquisto e trasporto dello stupefacente sarebbero derivate da una serie di sequestri operati tra l'agosto e il settembre del 2016 nel porto di Brindisi. In conseguenza delle rilevanti perdite l'organizzazione si era quindi risolta a scavalvare gli intermediari arrivando direttamente alla fonte. Le fiamme gialle hanno riscontrato diversi viaggi compiuti dalle famiglie vibonesi in Albania e in almeno due occasioni i narcotrafficanti albanesi sarebbero andati a Mileto per organizzare i trasporti. Archiviato il porto di Brindisi tenuto sotto controllo dalla Guardia di Finanza, il traffico di stupefacente si sarebbe indirizzato verso quello di Ancona. Secondo quanto riferito dal comandante del nucleo di polizia tributaria, Carmine Virno, era altissima la "capacità dell'associazione di riorganizzarsi a seguito dei sequestri, assoldando nuove leve a cui affidare i viaggi".

 

Famiglie unite dal guadagno

«Abbiamo continuato a monitorare i canali di approvvigionamento della droga leggera - ha spiegato il sostituto procuratore Giovanni Bombardieri - La nota che caratterizza questa associazione è quella di riunire diverse famiglie di 'ndrangheta del vibonese e del lametino con l'unico scopo di finanziare l'acquisto dello stupefacente. Questo dimostra come il guadagno riuscisse ad unire anche diverse famiglie 'ndranghetiste. Quando, ad esempio, non erano sufficienti i fondi per finanziare le operazioni si ottenevano interessando anche altri clan. La forza di queste associazioni è confermata inoltre dalla capacità di gestire la logistica di altri territori allo scopo di far giungere la droga».

 

Operazioni non nata a caso

«Non è un'indagine nata a caso». Così il capo della Procura distrettuale antimafia Nicola Gratteri. «E' un indagine che parte perchè fa parte di questo nuovo progetto della Procura. Il generale Giorgio Toschi ha seguito questa indagine personalmente. Questa è ritenuta, non solo da noi come Procura distrettuale ma anche come dal comando generale un'indagine importante. La settimana scorsa abbiamo realizzato due operazioni con la polizia e i carabinieri che riguardavano il controllo della città, la pulizia della città di soggetti che vendevano la droga nelle piazze, davanti le scuole. Questa è invece è un'indagine tipica della Guardia di Finanza. Queste indagini non nascono a caso perchè sono il risultato di gente perbene, capace, professionalmente capace. Stiamo andando a regime, ancora non siamo a regime al cento per cento ma la procura di Catanzaro anche con questi tipi di risultati sta dimostrando di crescere. Siamo in una fase di crescita, sta migliorando la polizia giudiziaria. Io sono orgoglioso di poter lavorare nella Procura di Catanzaro. Quindi sto vivendo questa esperienza di Catanzaro con entusiasmo e con grande piacere. Non smetterò mai di ringraziare chi pensava di farmi danno mandandomi a Catanzaro. Sono veramente contento».

 

Luana Costa