Una rissa tra due gruppi di giovani davanti a un pub. Due ore dopo, alle tre del mattino, il regolamento di conti che sfocia con un colpo di pistola sparato a bruciapelo. A terra resta Domenico Catania, 32 anni di Vibo Valentia, imputato nel processo Rinascita Scott. A sparare, secondo l’accusa è Francesco Barbieri, 20 anni di Pannaconi di Cessaniti, nipote del boss di Zungri Peppone Accorinti.

Il ferito è riverso a terra. Sono le tre del mattino di un sabato notte. Nel centro storico di Vibo Valentia nei pressi del corso Vittorio Emanuele III. Diverse auto passano accanto al corpo esanime, facendo slalom per schivarlo. Una scena ripresa dalle telecamere di videosorveglianza che pochi minuti prima avevano anche immortalato la sparatoria.

Nessuno si ferma per prestare i soccorsi. Nessuno allerta le forze dell’ordine nonostante gli schiamazzi e lo sparo. A denunciare l’atteggiamento omertoso è il procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo che si dice rammaricato per la mancata collaborazione dei cittadini: «Vedere le macchine passare accanto al corpo del giovane facendo lo slalom è stato deprimente». Nel corso della conferenza stampa Camillo Falvo annuncia di avere affrontato il problema con il Prefetto: «Presto saranno presi provvedimenti per limitare la movida», dice. Lo stesso rivela di avere ricevuto negli ultimo mesi «diverse segnalazioni da parte di genitori i cui figli durante la movida vibonese notano giovani che sfoggiano con spavalderia le armi».

È un problema di mentalità: «È inconcepibile – prosegue il Procuratore- che in questo territorio si regolino i conti con le armi». «Pensavamo – conclude Falvo – che dopo Rinascita Scott qualcosa fosse cambiato e invece c’è ancora tanta omertà». Promette che nulla sarà lasciato al caso: «Ora che abbiamo individuato l’autore ci concentreremo sui complici, compresi coloro che hanno omesso il soccorso».