Il presidente dell’associazione dei Comuni Gianluca Callipo sollecita il confronto su un tema molto spinoso. La sua lettera aperta
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«Anci vuole accendere i riflettori sulla solitudine dei sindaci, gravati da enormi responsabilità e lasciati a rappresentare lo Stato con armi spuntate».
Non usa mezzi termini il presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, che ha scritto una lettera aperta nel tentativo di sollecitare a tutti i livelli istituzionali il confronto sulle enormi difficoltà che devono affrontare i sindaci calabresi.
Un’iniziativa che prende spunto dalle recenti dimissioni, a poche settimane dalla loro elezione, dei primi cittadini di Nocera Terinese e Mileto.
«Temo che non siamo di fronte ad eccezioni – scrive il presidente di Anci Calabria -, perché per quanto questi possano sembrare casi limite, è in crescita il numero di colleghi che nutrono sentimenti di sconforto e paventano l’abbandono di un ruolo che sottopone sempre più spesso chi lo svolge a sentirsi unico e debole bersaglio. Uomini e donne spesso soli nella loro battaglia quotidiana, guardati con sospetto anche da altri pezzi dello Stato».
L’obiettivo di Callipo è stimolare il dibattito su questo tema e, in particolare, sulla limitata autonomia dei Comuni, fino a giungere nelle prossime settimane a un appuntamento pubblico di respiro regionale che sintetizzi le istanze dei sindaci e possa riportare al centro dell’agenda politica e istituzionale la creazione di strumenti legislativi in grado di rafforzare e valorizzare l’autonomia degli Enti locali.
La lettera aperta
«È recente la notizia della fissazione della data di svolgimento delle elezioni amministrative in tre Comuni calabresi, a seguito dei rispettivi scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose. Se da un lato è facile manifestare un sentimento di felicitazione per le Città di Tropea, Nicotera e Rizziconi, i cui elettori potranno tornare a scegliere i propri rappresentanti, dall’altro non posso che esprimere un sentimento di preoccupazione a seguito della notizia, sempre di questi giorni, di due Sindaci calabresi eletti nell’ultima tornata elettorale che hanno presentato le proprie dimissioni nel giro di poche settimane a seguito dei problemi incontrati e dell’eccessivo peso di responsabilità che si sono visti crollare addosso.
Temo che non siamo di fronte ad eccezioni, perché per quanto questi possano sembrare casi limite, è in crescita il numero di colleghi che nutrono sentimenti di sconforto e paventano l’abbandono di un ruolo che sottopone sempre più spesso chi lo svolge a sentirsi unico e debole bersaglio. Uomini e donne spesso soli nella loro battaglia quotidiana, guardati con sospetto anche da altri pezzi dello Stato.
E così, il rischio è che in tanti non vedano altra soluzione che quella di lasciare, per il bene delle proprie comunità e nel tentativo di recuperare un’esistenza molto meno problematica.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg, perché a fronte di chi si dimette o pensa di farlo, ce ne sono molti altri che preferiscono evitare sin dall’inizio l’impegno pubblico. E mi riferisco in particolare ai giovani, a risorse preziosissime di entusiasmo, competenze e capacità, di cui avremmo invece bisogno come il pane per consentire ai nostri territori di crescere.
Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici, ma possono essere sintetizzate in poche parole: fare il sindaco è sempre più difficile.
I tagli costanti delle risorse destinate agli Enti locali rendono quasi impossibile realizzare quanto si vorrebbe per le proprie comunità, anche le cose basilari come i servizi di carattere sociale. Una situazione che attira gli strali dei cittadini che inevitabilmente vedono nel sindaco l’unico responsabile dei disservizi.
Altro motivo ancora più grande di difficoltà è la mancanza di personale. Oggi quasi tutti i Comuni hanno situazioni di sotto organico gravissime, in cui spesso si è costretti a doversi affidare alle poche figure che hanno i requisiti (sulla carta e non sempre in realtà) per poter essere nominati responsabili dei settori, senza possibilità di effettuare assunzioni, senza una concreta autonomia per i sindaci, con limiti amministrativi e burocratici enormi, che non permettono di incidere sulle carenze presenti negli apparati burocratici, che rappresentano il vero motore dei Comuni. Puoi impegnarti al massimo, stare 24 ore su 24 in ufficio, sacrificare la tua famiglia, ma se poi non hai persone che negli uffici trasformino le tue decisioni in azioni concrete, tutto è inutile.
A questo si aggiunga che, soprattutto in Calabria, chi amministra viene troppo spesso visto con sospetto, facilmente additato di perseguire finalità legate al malaffare, mentre i fatti raccontano un’altra realtà, con intimidazioni e attentati quasi quotidiani, che testimoniano forse più di ogni altra cosa quanto possa essere difficile e pericoloso fare l’amministratore pubblico da queste parti.
Il sindaco è il primo interlocutore dei cittadini, il fronte più esposto e avanzato dello Stato. Ma questa consapevolezza non è ancora maturata nei livelli istituzionali più alti.
I piccoli sindaci, che sono la maggioranza, non hanno scorta, non hanno stuoli di portaborse, non hanno consulenti pagati a peso d’oro che facciano il loro lavoro.
Anci Calabria vuole accendere i riflettori sulla solitudine dei sindaci e sulle enormi difficoltà che devono affrontare, sapendo che se falliscono loro, se non riescono a dare il proprio contributo di impegno e idee, sono i cittadini a farne le spese.
Per questo ritengo necessario che si apra un confronto tra tutti i sindaci calabresi per individuare e sottoporre all’attenzione del legislatore, nazionale e regionale, e delle altre istituzioni, le difficoltà e le nostre priorità per provare a risolverle. Un confronto nel solco della campagna #liberiamoisindaci lanciata mesi fa da Anci nazionale per l’approdo in Parlamento di una legge che restituisca vera autonomia ai Comuni, eliminando gli adempimenti e gli obblighi vessatori che ingessano l’attività amministrativa.
Anci Calabria, però, vuole andare oltre la semplificazione burocratica e amministrativa, restituendo ai sindaci calabresi innanzitutto dignità e considerazione.
Questo mio intervento, dunque, vuole essere solo il primo passo per avviare il dibattito e per sollecitare i sindaci a rivendicare con orgoglio il proprio ruolo. A settembre, poi, proveremo ad offrire la sintesi di questo percorso in un incontro pubblico che possa riportare al centro dell’agenda politica e istituzionale la creazione di strumenti legislativi in grado di rafforzare e valorizzare l’autonomia degli Enti locali».