Già sotto processo per una vicenda di droga. Poi l’annullamento della sentenza di condanna rimediata in primo grado nell’ambito di un grosso procedimento per narcotraffico internazionale: la magistratura reggina, che riconobbe la sua incompetenza territoriale, trasferì gli atti a Vibo Valentia. Si definisce amico e collega della vittima, essendo anch’egli titolare di un’azienda di movimento terra: era lui alla guida dell’utilitaria bianca che si fermò, poco tempo prima dell’agguato, nell’autolavaggio di Giuseppe De Masi; la stessa utilitaria che sarebbe poi passata nei pressi della barberia teatro dell’agguato di San Silvestro. A bordo dell’auto, anche un suo congiunto ed un altro conoscente. Ma l’uomo, così come le persone che lo accompagnavano, sarebbero estranei a quella brutale esecuzione: questo sostiene l’interessato in una comunicazione che il suo legale di fiducia, l’avvocato Giuseppe Di Renzo, ha inoltrato all’attenzione del procuratore capo di Vibo Valentia Camillo Falvo e del sostituto procuratore, cotitolare del fascicolo d’indagine, Maria Cecilia Rebecchi, chiedendo di essere ascoltato per chiarire tutti gli spostamenti effettuati nel pomeriggio del 31 dicembre.

Anche sull’utilitaria bianca e sui suoi occupanti, gli inquirenti hanno concentrato la loro attenzione per risalire all’identità dell’assassino e dei suoi eventuali complici. L’uomo alla guida dell’auto sostiene di essersi recato a Soriano, quel pomeriggio, per acquistare dei fuochi pirotecnici per il Capodanno. Il suo viaggio sarebbe iniziato a San Gregorio d’Ippona: non reperiti gli articoli cercati, si sarebbe diretto nella città dell’antico convento domenicano.

Giunto a Soriano, questi – non riuscendo a trovare alcun rivenditore – avrebbe contattato un conoscente del posto che, trovandosi fuori, lo avrebbe invitato ad attendere il figlio. Nell’attesa dell’arrivo del ragazzo, i tre uomini si sarebbero quindi diretti verso l’autolavaggio di Giuseppe De Masi e qui uno dei tre, constatando l’assenza di Giuseppe, avrebbe tentato di chiamare via cellulare, vanamente, il padre, ovvero Vincenzo De Masi. Gli avventori, quindi, si spostavano per raggiungere il giovane (ovvero il figlio del conoscente del posto) che attendevano e che li avrebbe quindi accompagnati da un commerciante ambulante che non avrebbe avuto a disposizione i fuochi pirotecnici che cercavano. A questo punto decidevano di andare via e lungo il tragitto incrociavano un’ambulanza, probabilmente diretta verso la barberia nella quale si era consumato l’agguato. Il loro viaggio, alla ricerca dei fuochi d’artificio, sarebbe proseguito fino a Francica. Anche qui, viaggio vano. I tre, solo a fine giornata, rientrati nel paese d’origine, avrebbero quindi appreso dell’omicidio.

Questa la ricostruzione che l’uomo alla guida dell’utilitaria bianca ha offerto alla Procura, chiedendo di essere ascoltato unitamente al congiunto. Una ricostruzione che andrà vagliata con scrupolo e che va incrociata con tutta una serie di elementi al vaglio degli inquirenti: le dichiarazioni testimoniali, i filmati di videosorveglianza, gli spostamenti cristallizzati dai gps e dai tabulati telefonici, i tabulati telefonici della vittima e la sua rete di relazioni. Un passaggio dirimente per l’indagine sull’omicidio della sera di San Silvestro, che ha scosso la comunità di Soriano e la Calabria. Un delitto che non avrebbe a che fare con le dinamiche della faida che nel 2012 è riesplosa nelle Preserre vibonesi ma che potrebbe essere legato ad una furibonda telefonata intrattenuta da Giuseppe De Masi poco tempo prima dell’agguato. Delitto efferato, brutale e imperfetto, che potrebbe non restare impunito.

Di seguito riportiamo integralmente una nota di precisazione dell'avvocato Domenico Ceravolo:

«In riferimento agli articoli che si è avuto modo di leggere su “LaC News24”, dal titolo “Siamo innocenti” ero suo amico>>, a Sua firma nonché <<Omicidio a Soriano “tre” uomini chiedono di essere interrogati>> della redazione, entrambi di venerdì 7 gennaio 2022, nell’interesse della terza persona che era in macchina (mio assistito), pare opportuno precisare che egli non ha al momento inteso esternare la propria “innocenza” perché nessuno lo ha mai accusato di alcunché. Pur rimanendo a disposizione della AG in ipotesi di richiesta di informazioni sul punto o di qualsivoglia verifica, non si può sottacere che tutte le verifiche che vengono effettuate in simili tragici episodi (stub, perquisizioni, verifica di alibi, ecc.) non hanno interessato affatto la persona del mio rappresentato e, dunque, appare chiaro che la sua posizione è già oggettivamente chiara anche agli inquirenti. Ogni autonoma iniziativa, in ogni caso, sarà effettuata nel riserbo più totale , anche al fine di evitare inutili “tritacarne” mediatici che, pur nel rispetto del diritto di cronaca, rischiano spesso di intaccare in modo indelebile la vita chiunque.
L’occasione mi è gradita per esprimere a Lei personalmente segni di stima per l’importante, quanto interessante lavoro che quotidianamente La vede impegnata in una difficile e delicata attività di informazione».

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