Un inferno iniziato appena si è ritrovata la fede nuziale al dito e poi continuato negli anni, anche ai danni dei tre figli finiti loro malgrado in una quotidianità di vessazioni e violenza. Poi, il 3 agosto scorso, l’episodio più grave, che ha convinto la donna, una 51enne melitese, a rivolgersi ai carabinieri. Così, per il marito, P. P., 54enne di Roghudi (RC), è scattato l’obbligo di allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla persona offesa ed ai luoghi, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e lesioni personali.

 

Sabato scorso, i carabinieri della Stazione di Melito di Porto Salvo hanno dato esecuzione ad una ordinanza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Procura della Repubblica.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Nunzio De Salvo e dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni, hanno avuto avvio grazie alla richiesta di intervento giunta al 112 ed alla successiva denuncia da parte della moglie.

 

Nel corso dell’attività, i militari hanno accertato numerosi episodi di violenze e maltrattamenti, perpetrati nel corso degli anni, fin dall’inizio del rapporto coniugale, anche nei confronti dei tre figli della coppia e culminati nell’ultimo grave episodio del 3 agosto, che ha portato la vittima a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.
«L’attività investigativa – si legge in una nota dei carabinieri - ha fatto emergere come le condotte violente, intimidatorie e vessatorie poste in essere dal marito e padre erano ripetute e sistematiche, sia all’indirizzo della moglie che dei figli, e si manifestavano non solo con violenza fisica, ma anche con ingiurie, insulti ed umiliazioni quasi quotidiane, il tutto per futili motivi».
«Il risultato operativo raggiunto - prosegue la nota - testimonia, ancora una volta, il costante impegno profuso dall’Arma dei Carabinieri nell’ambito della Rete di supporto antiviolenza, realizzata in sintonia con le “linee guida” del Protocollo operativo “Codice Rosso”, stabilito dal Procuratore della Repubblica in attuazione delle direttive sancite dalla Legge n. 69 del 2019, a tutela delle fasce deboli».