VIDEO | In contemporanea i finanzieri del comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito anche il sequestro preventivo di circa 187.000 euro
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Interdizione dallo svolgere attività d'impresa, controllo giudiziale d’azienda e sequestro, per equivalente, di circa 187.000,00 euro. Così ha deciso il gip di Lamezia Terme in merito alla posizione di due imprenditori del Lametino.
I militari delle Fiamme Gialle del comando di Catanzaroi hanno notificato l’interdittiva del divieto di esercitare attività d’impresa o uffici direttivi di persone giuridiche e di imprese a S.G., classe ’50, e A.M. classe ’47, di Pianopoli, nel Lametino. Nel decreto applicativo della misura è previsto anche il controllo giudiziale dell’attività commerciale. In contemporanea, i finanzieri hanno eseguito il sequestro preventivo di circa 187.000 euro, costituenti il profitto del reato.
Dalle indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio e dal sostituto procuratore Santo Melidona, sarebbe emerso che gli indagati dal 2016 hanno impiegato manodopera nella loro attività sottoponendo otto dipendenti a condizioni di sfruttamento, retribuendoli in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali, violando la normativa relativa all’orario di lavoro e approfittando del loro stato di bisogno derivante dall’assenza di ulteriori opportunità occupazionali.
In particolare, le dipendenti dell’esercizio commerciale sono state assunte con contratto part-time che prevedeva prestazioni lavorative pari a 20/25 ore settimanali per le quali venivano retribuite. In realtà effettuavano 48/55 ore di lavoro a settimana, compresi anche i giorni festivi per i quali non percepivano nessuna indennità. Inoltre, erano costrette a rinunciare alla metà dei giorni di ferie previsti ed alla quattordicesima mensilità attraverso minacce, in alcuni casi esplicite, di licenziamento se non avessero accettato tali condizioni.
Attraverso la verifica della documentazione contabile sequestrata nell’azienda, le buste paga delle dipendenti venivano formate con modalità fraudolente poiché sulle stesse veniva certificata l’esecuzione di prestazioni lavorative in misura inferiore rispetto a quelle effettivamente svolte, nonché retribuzioni e ferie delle quali di fatto non godevano.
Per tale ragione gli imprenditori sono indagati anche per il reato di autoriciclaggio in quanto hanno reimpiegato il denaro nell’attività imprenditoriale della società. È stata, inoltre, contestata la responsabilità amministrativa dell’azienda poiché i due hanno commesso i reati contestati a vantaggio dell’impresa nei confronti della quale è stato disposto il controllo giudiziario.
Le indagini in rassegna rientrano nel più ampio progetto investigativo, studiato dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme e dalla Guardia di Finanza denominato operazione “articolo 36” attraverso il quale si intende fronteggiare il fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori.