Due le dipendenti dell'autonoleggio che gestiva che hanno denunciato e ora si sono costituite parti civili: avrebbero lavorato in nero e per poche centinaia di euro al mese
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Indagini della Guardia di finanza sono scattate a seguito della denuncia presentata da una vittima del reato di sfruttamento sul lavoro. Dalle dichiarazioni rese, si è potuto individuare il presunto autore: un imprenditore cosentino il quale aveva avviato un’agenzia di autonoleggio a Lamezia Terme, assumendo due donne che lavoravano per sei ore al giorno dal lunedì al sabato, costrette ad accettare un salario di 600 euro mensili, rinunciare a parte delle ferie previste ed al Tfr.
Le due dipendenti avrebbero sempre lavorato in nero, non sarebbe mai stata formalizzata un’assunzione e per questa ragione in tutto il periodo in cui hanno prestato la loro attività lavorativa - oltre un anno - non avrebbero avuto nessuna copertura assicurativa e previdenziale. Il sostituto procuratore, Santo Melidona, sulla base delle informative redatte dalle Fiamme gialle ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio di C.S. da parte del Gup del Tribunale di Lamezia Terme ed il dibattimento avrà inizio il 12 maggio.
Il difensore dell’imputato, l'avvocato Chiara Penna del foro di Cosenza, aveva chiesto per il suo assistito il proscioglimento da ogni accusa. Le due dipendenti si sono costituite parti civili in giudizio. L’imputato, inoltre, era già stato destinatario di un provvedimento di sequestro di 50mila euro emesso dallo stesso Tribunale su richiesta del pm, importo ritenuto l’equivalente del profitto indebito derivante dalla presunta condotta di sfruttamento. Nel corso del procedimento in corso l'imputato potrà dimostrare la sua innocenza.