La magistratura italiana si mobilita contro la riforma della Giustizia promossa dal governo Meloni. L’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) ha indetto uno sciopero nazionale il 27 febbraio, con assemblee e manifestazioni in tutta Italia. A Napoli, il procuratore Nicola Gratteri ha annunciato la sua adesione, definendo la separazione delle carriere tra pm e giudici un «falso problema». Il magistrato calabrese, ex procuratore capo della Dda di Catanzaro, ha spesso ribadito la propria contrarietà a una riforma che - dice - non risolve i veri problemi della giustizia. In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, Gratteri aveva scelto di restare nel proprio ufficio evitando di partecipare alla cerimonia nel corso della quale molte toghe erano uscite dall’aula per protesta con in mano una copia della Costituzione. Scene simili si sono ripetute in quasi tutti i distretti giudiziari e ora, il 27 febbraio, lo scontro vivrà una nuova fase.

Gratteri: «Si rischia di rendere la magistratura meno autonoma»

Il punto più contestato della riforma è la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti. Secondo Gratteri, si tratta di una misura priva di fondamento pratico: «Ogni anno solo 3 o 4 magistrati chiedono di passare da pubblico ministero a giudice, e comunque devono cambiare regione. Per un numero così esiguo di casi, vale la pena modificare la Costituzione?» Il procuratore partenopeo teme che la riforma possa minare l’indipendenza della magistratura, avvicinando i pm all’influenza politica: «Il vero problema è che questa riforma rischia di rendere la magistratura meno autonoma e più dipendente dal potere esecutivo». Questa preoccupazione è condivisa dal presidente dell’Anm, Cesare Parodi, che ha sottolineato come i magistrati non vogliano difendere privilegi, ma «principi attuali della Costituzione».

Riforma Nordio, lo scontro tra politica e magistratura

A Napoli, i magistrati, sotto la guida della pm Cristiana Curatoli, presidente della sezione locale dell’Anm, stanno pianificando diverse azioni simboliche e assemblee pubbliche. Sono stati affissi volantini con estratti della Costituzione negli uffici giudiziari e si sta organizzando un incontro che potrebbe tenersi nella sala Arengario o nella biblioteca Tartaglione del Palazzo di Giustizia. Già il 25 gennaio, durante l’inaugurazione dell'anno giudiziario, i magistrati napoletani avevano manifestato esponendo 300 copie della Costituzione mentre l'inno nazionale risuonava a Castel Capuano.

Uno dei principali timori della magistratura è legato alla possibilità di una giustizia influenzata dalla politica. Secondo Gratteri, la separazione delle carriere potrebbe portare a una maggiore subordinazione dei pubblici ministeri al potere politico, complicando così l'azione giudiziaria contro i reati di alto profilo. Un segnale preoccupante, secondo il procuratore, è già visibile nel recente bando per 400 nuovi magistrati, dove per la prima volta si registra un numero maggiore di aspiranti giudici rispetto a quelli interessati a diventare pubblici ministeri, evidenziando la preoccupazione per una possibile perdita di autonomia in ruoli inquirenti.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha difeso la riforma, affermando che la separazione delle carriere garantirà una maggiore imparzialità nei processi. Tuttavia, i magistrati sostengono che il vero problema della giustizia italiana non risieda nel ruolo dei pm, ma piuttosto nella mancanza di personale e nei lunghi tempi di attesa dei procedimenti. La riforma si inserisce in un dibattito già acceso in passato, quando la precedente riforma Cartabia aveva suscitato preoccupazioni simili tra i magistrati. Anche in quell'occasione, Gratteri si era opposto ai cambiamenti proposti.