Dopo la falsa partenza dell’11 gennaio, adesso ci siamo. Le scuole superiori riapriranno i battenti in tutta la Calabria lunedì prossimo. Verrà applicata una didattica in presenza al 50% (con turnazioni settimanali) e, se tutto andrà per il verso giusto, e sempre se non ci sarà una nuova impennata nei contagi, si toccherà il 75%. Gli istituti scolastici superiori, dunque, si preparono alla grande rentrée, ma non senza dubbi specie sui trasporti, anche se il presidente della Regione, Nino Spirlì, non risparmiando fendenti alla ministra Azzolina, si dice tranquillo sul punto.

«Preoccupato? Eccome se lo sono. Visto che dobbiamo rientrare, lo faremo, ma sarà dura». Giancarlo Florio è il dirigente dell’Istituto tecnico industriale "Monaco" di Cosenza e, come gli altri suoi colleghi, aspetta lunedì facendo gli scongiuri.

Lui ha più di 1200 ragazzi da gestire, smistare, spezzare in turnazioni. «Quando dall’Ufficio scolastico ci proposero di scaglionare l’ingresso tra le otto e le dieci del mattino, ho detto subito di no. È una soluzione impraticabile. Gli studenti, a bar chiusi, sarebbero rimasti senza un pasto caldo fino alle quattro del pomeriggio e che dire poi degli insegnanti che condividiamo con le altre scuole?».

Il ritorno in classe

Quindi alla fine 50 e 50, ma la divisione non è certo la panacea di tutti mali. «Se ci sediamo intorno a un tavolo e mi dicono che raddoppiare i pullman non è possibile e io ho ragazzi che arrivano da Altomonte, cosa posso farci? Io faccio il dirigente, non ho poteri sulle ditte di trasporti. Sa che vuol dire arrivare a scuola da lì? Un’ora di tragitto, mezzi pieni». Floro ha paura anche per gli insegnanti. «Abbiamo docenti che hanno situazioni alle spalle che li rendono fragili e che magari si occupano anche di ragazzi con disabilità, mi chiedo perché nessuno delle istituzioni ha pensato di investire almeno in uno screening rapido prima dell’inizio delle lezioni, sarebbe stato già qualcosa».

La dirigente del liceo scientifico “Pitagora” di Rende, Alisia Rosa Arturi, ha programmato tutto al millimetro. «Eravamo già organizzati per gennaio, prima che ci fosse un altro stop, quindi non siamo stati presi alla provvista. Certo, finché i ragazzi sono dentro la scuola possiamo tenere la situazione sotto controllo, il problema è l’arrivo. Avrei preferito continuare con la Dad almeno per tutto il mese di febbraio – dice la dirigente – perché adesso stiamo ancora scontando i contagi delle feste natalizie».

Favorevole al rientro è Concetta Nicoletti, che dirige l'Iis "Todaro-Cosentino". «È giusto che i ragazzi rientrino – dice – noi siamo pronti e organizzati. Lunedì riprenderanno le lezioni in presenza al 50% anche i nostri studenti detenuti in carcere, che sono sempre molto diligenti e motivati. Mi sento serena perché so che tutti rispetteranno le regole».

Si dice tranquillo anche il dirigente del Liceo Linguistico, delle Scienze Umane, Musicale e artistico Lucrezia della Valle, a Cosenza, Gianfranco Maletta. «Abbiamo sette uscite e le useremo tutte per scongiurare il rischio di affollamento. È giusto che si ricominci, la preoccupazione c’è ma dobbiamo capire che con questo virus dobbiamo imparare a conviverci seguendo le regole e non abbassando la guardia, ma scuola vuol dire presenza».

La voce degli studenti

I ragazzi sulla questione sono divisi. Allegra frequenta la seconda superiore del liceo classico, per lei il rientro non sarà una vera ripartenza. «Comunque staremo cinque ore di seguito con la mascherina addosso, le finestre aperte, non potremo mai alzarci e anche la ricreazione, che era il momento più bello, non sarà la stessa cosa di prima. È dura, con la Dad mi trovavo bene, anche i miei compagni sono d’accordo, tornare a scuola con la classe divisa, non è il massimo. Devo dire la verità: siamo più insieme a distanza che vicini».

Anna, mamma di un alunno che lunedì tornerà nella classe del suo liceo di Rende, è sollevata. «Basta, era arrivato il momento di farli tornare in classe questi ragazzi. La Dad ci ha aiutato a non perdere il filo durante i momenti più difficili della pandemia, ma i nostri figli rischiano di lasciarsi troppo andare. Studiare da casa, stare sempre nello stesso ambiente, con il maglione sopra e il pigiama sotto, non gli ha fatto bene, anche psicologicamente. Sono sicura che andrà tutto bene, che i ragazzi staranno attenti e rispetteranno le regole».