Dopo anni di sacrifici, una giovane donna residente a Cosenza aveva deciso di partecipare al concorso pubblico indetto dal ministero dell’Istruzione (Miur) via straordinaria, esclusivamente per le immissioni in ruolo relative all’anno scolastico 2021/2022, in ragione degli obiettivi perseguiti tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza circa il rafforzamento delle materie scientifiche e tecnologiche e dell’elevato numero dei posti vacanti e disponibili.

Tuttavia, per il giorno fissato per la sua prova, la giovane cosentina si sarebbe dovuta trovare in ospedale per il parto cesareo, rendendo oggettivamente impossibile la sua partecipazione al concorso, pertanto, con congruo anticipo, ha chiesto al Miur di differire la sua prova in un’altra data fra quelle disponibili.

L’Ufficio scolastico regionale per la Calabria non ha inteso accogliere l’istanza dell’aspirante docente, nonostante l’attestazione dello stato di gravidanza e del parto programmato, ritenendo quindi di escludere la giovane cosentina dalla procedura, per il sol fatto di essere incinta ed a fine gravidanza.

L’aspirante docente non si è arresa ed ha fatto ricorso al Tar, con i suoi avvocati Giuseppe Carratelli e Paolo Coppa, che hanno sostenuto una inaccettabile disparità di trattamento, con violazione dei principi comunitari e costituzionali riferiti alla tutela delle donne in gravidanza.

Oggi il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio (sezione di Roma) le ha dato ragione, disponendo la sua ammissione alla prova concorsuale previa fissazione di apposita sessione suppletiva, con condanna del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca al pagamento delle spese legali.