Una bomba ad orologeria o, come affermò tempo fa l’Arpacal, un insediamento da bonificare e lasciare inabitato per almeno venti anni. Il campo rom di Scordovillo è un’enorme discarica a cielo aperto. L’arteria che conduce all’accampamento in particolare continua ad ospitare rifiuti speciali e pericolosi, ad avvelenare il terreno e l’aria.

Con il caldo l’odore è diventato ancora più insopportabile. Nel settembre 2017, poco prima del commissariamento del Comune, era iniziata la bonifica, la raccolta dei rifiuti e la catalogazione, poi il successivo smaltimento. A dare il via ai lavori era stata la ditta vibonese Euro Edil Impianti di San Gregorio D’Ippona con la raccolta dei materiali ingombranti, trasferiti nei cassoni messi a disposizione dalla Lamezia Multiservizi. A visionare i lavori gli uomini della locale Polizia Municipale e quelli dei Carabinieri intenti anche a non fare avvicinare nessuno a causa delle polveri sprigionate durante le operazioni di rimozione e trasferimento.

 

A seguire una catena di appalti e procedure costata un occhio della testa all’amministrazione che si ritrova ora punto e a capo. L’ex sindaco Paolo Mascaro, durante il mese di reinsediamento seguito alla vittoria del ricorso al Tar contro lo scioglimento del Comune per presunte infiltrazioni mafiose, ha provveduto a riaffidare la selezione e la tipizzazione dei rifiuti. La Lamezia Multiservizi ha portato via quelli sui quali poteva operare, rimangono i combusti pericolosi. Per eliminarli occorrerebbero 170mila euro e il Comune non li ha.

 

E così ciclicamente si riforma una cordata di rifiuti da smaltire, a cui si vanno ad aggiungere quelli che arrivano dall’esterno e dall’interno del campo.

 

Sul caso è intervenuto l’esponente di Fratelli d’Italia Mimmo Gianturco: «Non sappiamo di preciso cosa ci sia sotto questi cumuli – chiarisce – di certo ci sono eternit, pneumatici. Devono essere in qualche modo tolti da qui. Il rischio è che qualcuno gli dia fuoco e avveleni per l’ennesima volta il territorio lametino».

 

E i fumi che si levano neri e minacciosi dal campo di Scordovillo sono ormai noti. Quando la spazzatura non viene portata via gli si dà fuoco diffondendo diossina e sostanze tossiche sul vicino ospedale e su tutta la città. Ma i rom negano di essere loro ad appiccare i roghi.